Se in tv trasmettessero di nuovo Friends e nei computer ritornassero i floppy disk, il revival anni '90 sarebbe completo. Perché la politica è già in clima: le amministrative sarde, come nel resto d'Italia, hanno resuscitato il bipolarismo di cui si erano celebrate le esequie.

Nessuno spazio per le terze vie, i grandi centri al voto vanno al centrodestra o al centrosinistra, anche se a volte tinteggiati con una mano di vernice "civica".

LA DELUSIONE - Il Movimento 5 Stelle non sfiora neppure successi come quelli di Assemini, Porto Torres e Carbonia: puntava ai ballottaggi di Oristano e Selargius, arriva ultimo in entrambi i casi.

E se nel secondo erano solo tre in corsa, a Oristano la rappresentante pentastellata è ultima su sei, superata anche da coalizioni inesistenti in natura o candidature dell'ultima ora.

È vero che stavolta non ci si aspettavano exploit clamorosi del M5S, che nell'Isola dà il meglio nelle aree del riflusso post-industriale (ma amministra anche Dorgali). Ma neppure un risultato del genere. Al di là delle riflessioni sulle candidature, le cause sono probabilmente le stesse degli analoghi esiti deludenti nella penisola.

CHI VINCE - E anche la prevalenza dei due grandi poli obbedisce a leggi causali simili, al di qua e al di là del Tirreno.

Il centrodestra, che ritrova la compattezza perduta, vanta forse più ragioni di soddisfazione: va in vantaggio ai due ballottaggi, nei centri oltre i 5mila abitanti ottiene importanti conferme e con Massimo Pinna strappa Villasor, piazza un nome forte come Ignazio Locci a Sant'Antioco, e miete altri successi di minor calibro.

A trascinare la coalizione è Forza Italia, ma i Riformatori ribadiscono di essere ben radicati ad Arzachena e vincono anche a Bari Sardo, mentre l'ex consigliere regionale di Fortza Paris e del Pdl Eugenio Murgioni riconquista Castiadas.

Tutto sommato però il centrosinistra tiene: si conferma in quasi tutti i centri principali che già amministrava e si afferma a Lanusei e Carloforte, grazie a Davide Burchi e Tore Puggioni .

Da segnalare anche la vittoria di Fabio Albieri a Calangianus. E tutto questo malgrado le divisioni: in vari casi non era neppure facile capire da che parte stesse il Pd. Pula è il caso emblematico, con una sindaca dem (Carla Medau ) costretta al voto anticipato da pezzi del suo partito, ma capace di rivincere.

L'AREA IDENTITARIA - Il voto invece non dice molto sulla salute del mondo indipendentista, in gran parte assente.

C'era il Partito dei Sardi, del duo Maninchedda-Sedda , che viaggia attorno a un buon 6% sia a Selargius che a Oristano (dove presentava un proprio candidato, fuori dal centrosinistra), ed è decisivo nelle vittorie di Ozieri, Tresnuraghes, Girasole e altre.

SCENARI - Ora però i due poli principali sono già in campo per i ballottaggi.

Il centrodestra vuole l'en plein ma sa che non è scontato: già ieri sono circolati messaggi per sollecitare l'impegno per Gigi Concu a Selargius, aggiungendo che "è in palio il colpo del ko alla Giunta Pigliaru".

Qui il centrosinistra parte da uno svantaggio più contenuto rispetto a Oristano, dove però Maria Obinu ha maggiori margini di manovra per eventuali accordi in vista del secondo turno, grazie alla vicinanza politica di alcuni candidati esclusi.

I COMMENTI - Non a caso il segretario del Pd Giuseppe Luigi Cucca , espressa la rituale soddisfazione, avverte che "le lacerazioni non giovano al Pd e al centrosinistra, che deve lavorare per ricompattarsi e riprendere il dialogo con le forze sardiste e sovraniste".

Quasi speculare la riflessione del leader di Forza Italia Ugo Cappellacci: "C'è un popolo di centro-destra che, quando trova un riferimento chiaro, unito, riconoscibile, si identifica in esso e lo sostiene. E FI si conferma prima compagine della coalizione".

Franciscu Sedda , segretario del Partito dei sardi, raccoglie la mano tesa da Cucca ed esalta i propri risultati: "Siamo l'unico partito in crescita, e nelle realtà metropolitane siamo l'unica forza a rappresentare l'indipendentismo".

Dal M5S parla il sindaco di Assemini Mario Puddu , che rifiuta il concetto di flop: "Flop è tradire gli elettori. Per altri la vittoria elettorale è un momento d'arrivo. Per noi, dovere morale è mantenere la parola data in campagna elettorale e non avere vuoti di memoria, come accade una volta eletti alla maggior parte dei partiti tradizionali".

Giuseppe Meloni

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