Anche in Sardegna, come nel resto d’Italia, sono aumentati i certificati di malattia da quando è stato introdotto l’obbligo di Green pass sul posto di lavoro.

Il fenomeno non può che essere imputato agli irriducibili no-vax e anche “furbetti”: per aggirare l’obbligo di certificato ed evitare i continui tamponi si mettono in malattia, almeno per prendere tempo pur continuando a ricevere lo stipendio.

Senza la certificazione verde infatti il lavoratore è considerato assente ingiustificato e viene sospeso dal lavoro massimo fino al 31 dicembre, quando termina lo stato di emergenza Covid. Non ci sono conseguenze disciplinari né licenziamenti ma il dipendente resta senza stipendio e contributi assistenziali e previdenziali. L'assenza per malattia invece non ha alcuna ricaduta sulla busta paga.

I dati dell'Inps per la Sardegna registrano questo aumento. Venerdì 8 sono stati presentati dai lavoratori, pubblici e privati, 1.291 certificati. Una settimana dopo, giorno di entrata in vigore del Green pass al lavoro, sono stati 1.650. Diventati 2.611 lunedì 11 e 3.060 lunedì 18.

"La fase operativa del Green pass sui posti di lavoro richiede il completamento della vaccinazione o, in subordine, tamponi a prezzi bassi o gratuiti, ma soprattutto una serie di interventi che possono agevolare una gestione strutturale del fine emergenza e l'avvio di un nuovo sistema di lavoro in presenza e a distanza; in questo modo forse i certificati medici resi noti dall'Inps tornerebbero a percentuali più basse”, sottolinea Davide Paderi, segretario generale regionale della Fps-Cisl. 

(Unioneonline)

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