Pasta, farina, burro, carne, frutta e verdura. Ma anche caffè, bollette, assicurazioni, conti correnti, materiali per la scuola e molto altro. I prezzi e i conti, oltremodo salati per che deve acquistare o usufruire di servizi necessari, volano seppur ad arricchirsi, giurano gli imprenditori, non siano certo loro.

Un aumento, nel caso della spesa nel carrello, molto più rapido del tasso di inflazione generale, che scatena l’ira delle famiglie e le proteste delle associazioni dei consumatori convinte che sia solo frutto di una speculazione a danno di chi non può rinunciare a prodotti essenziali.

I riflettori si spostano così inevitabilmente su produttori e rivenditori, colpevoli per molti di aver negli ultimi anni gonfiato i prezzi a tal punto che trovare un piatto di pasta al ristorante a 15 euro, una pizza margherita a 9 euro, o un boccale di birra a 6 euro sia ormai diventata una spiacevole normalità. «Chi ci accusa di aver aumentato i listini senza motivo, non conosce i costi e i sacrifici di chi gestisce un locale commerciale», spiega senza mezzi termini Emanuele Frongia, presidente regionale della Fipe-Confcommercio. Che parla degli esercenti come «un collo di bottiglia nel quale si accumulano decine di spese extra che devono essere spalmate su tutto il bilancio per non gravare unicamente sul cliente».

A Cagliari un caffè al bar costava 1,06 euro quattro anni fa, oggi la media al bancone è di 1,20, ma si può arrivare anche a uno e mezzo. E gli esercenti attendono presto altri rincari della materia prima, che potrebbero pesare sul costo in tazzina. Fra gli altri rincari attesi per il 2025 le spese per auto (+59 euro), carburanti (+98), scuola (+21), banche (+14,7), e poi le bollette con aumenti fino a 169 euro per luce e gas.

Ulteriori dettagli e approfondimenti negli articoli di Luigi Almiento e Luca Mascia su L’Unione Sarda in edicola e sull’app 

© Riproduzione riservata