Un legame fortissimo, anche familiare, tra Sardegna e Calabria capace di far arrivare nell’Isola cinque chili di cocaina purissima ogni mese. Un traffico intenso andato avanti tra il 2019 e il 2020 sgominato stamattina all’alba dai carabinieri dei Ros che hanno eseguito sette ordinanza di custodia cautelare, quattro nell’Isola (nell’Oristanese e nel Nuorese) e tre nel comune calabrese di San Luca.

Sono finiti in carcere Francesco Borore, 63 anni di Borore, Costantino Dore (59 anni di Orgosolo, ma residente ad Arborea), Salvatore Innocenti (33 di Fonni) mentre Silvano Murgia (76 anni di Uras) è ai domiciliari viste le sue precarie condizioni di salute. In cella anche i tre calabresi Antonio Strangio (62 anni), Sebastiano Ficara (36) e Giuseppe de Luca (63). Durante le perquisizioni effettuate oggi in collaborazione con i militari dei comandi provinciali di Nuoro, Oristano e Reggio Calabria, con il supporto dell’elicottero dell’Arma, nella casa di Dore è stato recuperato dell’hascisc mentre in un’area riconducibile a Innocenti, a Prato Sardo, a Nuoro, sono state sequestrate 2000 piantine di marijuana.

L’inchiesta, coordinata dalla Procura distrettuale Antimafia di Cagliari, ha permesso di ricostruire i ruoli degli indagati e le modalità del trasporto dei carchi di cocaina, fatti arrivare in Sardegna (via nave con arrivo nel porto di Olbia) grazie a dei corrieri alla guida di auto a noleggio in cui veniva nascosta la droga. Da qui i panetti marchiati ‘Ndr arrivavano a Borore, Arborea e anche nel sud dell’Isola, a Decimoputzu, porta probabilmente per lo smercio su Cagliari.

LA RETE – Come hanno ricostruito stamattina il vice comandante nazionale dei Ros, Gianluca Valerio, e i comandanti della sezione anticrimine di Cagliari, Giorgio Mazzoli, e quello del nucleo anticrimine di Nuoro, Gabriele Tronca, il referente in Sardegna del clan calabrese era Porcu, coinvolto in passato in un doppio sequestro di persona. La droga arrivava nel suo ovile attraverso il contatto con Strangio e Ficara, arrivati in Sardegna più volte, come emerso dagli accertamenti dei Ros. La droga arrivava nelle auto dei corrieri e c’è chi viaggiava con la figlia minorenne per destare meno sospetti. I due calabresi restavano spesso nell’Isola a casa di Murgia, sposato con la sorella di Strangio, dunque uomo di fiducia del clan.

Secondo le accuse il gruppo era in grado di far arrivare cinque chili di cocaina al mese. Durante le indagini è stato anche intercettato un carico ed è stato sequestrato anche un grosso quantitativo di denaro (500mila euro) nell'auto di un corriere. Le indagini sono state coordinate dal sostituto procuratore Gilberto Ganassi mentre le ordinanze sono state disposte dal gip Giuseppe Pintori.

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