Settanta giorni d’attesa tra la diagnosi di cancro al seno all’intervento chirurgico.

Con una nota firmata dal presidente nazionale Marco Scatizzi, l’Acoi (Associazione Chirurghi Ospedalieri Italiani), interviene sulla drammatica situazione dell’Oncologico, chiede «un intervento deciso dell’assessorato e dell’Arnas mirato sia a risolvere le croniche criticità strutturali e organizzative del Businco, sia a mettere in atto misure straordinarie, previste e finanziate ma largamente inutilizzate in ambito regionale, per dare risposte celeri alle pazienti sarde in attesa di essere operate di tumore al seno».

E ricorda come sarebbero necessari «interventi immediati, mirati e risolutivi». Desta perplessità anche la soluzione prospettata dai vertici del Brotzu, che prevede un dirottamento dell’attività chirurgica ricostruttiva verso altre strutture al di fuori del Businco.

«Il percorso più lineare ed efficace – spiegano i chirurghi - dovrebbe essere quello di consentire loro il completamento della cura chirurgica in tempi ragionevoli al Businco, da 40 anni punto di riferimento in Sardegna per la chirurgia senologica».

La commissione sanità

Il capogruppo dei Progressisti Francesco Agus. «I gravi disservizi che affliggono le donne sarde con tumore alla mammella sono legati al fatto che in Sardegna non siano colpevolmente state riconosciute le due Breast Unit, i centri multidisciplinari di senologia, e al caos organizzativo interno all’azienda Brotzu, senza direttori di dipartimento, con la gran parte delle strutture complesse senza guida e soprattutto senza una governance capace di discernere l’indispensabile dal superfluo e sia in grado di guidare il primo ospedale della Sardegna».

Tutti i dettagli nell’articolo di Cristina Cossu sul giornale in edicola e sull’app

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