Cosa resterà di questa esperienza mai vissuta prima? Il coronavirus ci cambierà per sempre? In tanti se lo chiedono, ma non c'è esperto che sappia dirlo con certezza, anche se le tesi più in voga fatte in queste settimane di piena emergenza ipotizzano un mondo nuovo pronto a nascere dalle ceneri dell'epidemia. «Chissà se migliore o peggiore. Di sicuro sarà diverso - dice Ester Cois, docente di Sociologia dell'Università di Cagliari - e lo sarà per molto tempo».

Distanze sociali

In molti da tempo si sono lasciati travolgere da speranze e dubbi: proiettarsi col pensiero al giorno in cui tutti saremo liberi di riprendere la vita da dove l'avevamo lasciata è ormai il passatempo ufficiale degli italiani. «Per mesi vedremo con timore gesti e situazioni vissuti con spontaneità solo poche settimane fa. Abbracciarsi o semplicemente stringersi la mano, entrare in un bus affollato o godersi un aperitivo tra amici saranno tutte esperienze viste da nuove prospettive e solo il tempo ci dirà come e quando questa diffidenza si affievolirà».

Pro e contro

Il futuro che ci aspetta è degno di un romanzo di fantascienza. In aereo dovremo sederci a distanza di sicurezza? Spostarsi da e per l'Isola diventerà un lusso come negli anni senza low cost? E che dire della socialità? Accetteremo un invito a cena con la stessa spensieratezza di un tempo? I corteggiamenti dovranno sottostare alle nuove leggi implicite dell'igiene? Giocare a calcetto tra compagni sudati e scalmanati avrà lo stesso senso? E al mare? Dovremo dire addio alle spiagge affollate e rassegnarci al numero chiuso per pochi bagnanti eletti?

Oppure il mondo moderno va così veloce che si lascerà alle spalle persino questa tragedia come fosse un Freccia Rossa davanti a una stazione di passaggio? «Le implicazioni saranno enormi e forse ancora non del tutto comprese», ammette la sociologa. «Di certo, alla fine della clausura in molti, specie i più giovani, si abbandoneranno a una sorta di eccitazione sociale godendosi tutto ciò che è stato proibito loro per mesi. Ma è altrettanto probabile che le mascherine diventeranno un oggetto di uso comune, proprio come da anni lo sono in Asia. E poi pensiamo alle migliaia di anziani morte in poche settimane. Una strage improvvisa di una generazione che ha portato per sempre via con sé un bagaglio di esperienze enorme. Un dramma che nei prossimi anni segnerà un solco più evidente tra giovani e anziani, rivelatisi ancora più fragili di fronte alle vicissitudini della vita».

Traumatizzati

Secondo i più radicali, forse solo le guerre mondiali hanno segnato così profondamente miliardi di persone. «Per fortuna la nostra mente è concepita per reagire anche ai traumi più gravi - spiega lo psicoterapeuta Luca Pisano - adeguandosi grazie a un istinto innato di autoconservazione. Faremo così anche questa volta. Sia chiaro, non per tutti sarà possibile, ma in molti riusciranno a metabolizzare lo stress che condizionerà per mesi il nostro rientro in società. Un trauma che soggettivamente ognuno di noi gestirà diversamente, nell'implicita paura di dover affrontare dopo il Covid-19 anche un Covid 20, un 21, un 22 e così via per sempre».

Luca Mascia

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