Potrebbe essere stata uccisa da un’intossicazione alimentare da stafilococchi, dopo aver mangiato alcune fette di un salamino che conservava nel frigo, nella casa cagliaritana che divideva con una coinquilina. Nicoletta Manconi, la studentessa di Medicina ventiquattrenne morta un mese fa, era stata portata in ambulanza al Pronto soccorso del Santissima Trinità con dolori allo stomaco e vomiti, venendo dimessa poco dopo. Poche ore dopo, con la situazione che peggiorava, c’è stata una nuova disperata corsa d’urgenza al Brotzu, dove però non c’è stato più nulla da fare.

L’indagine del pm

Il sostituto procuratore Andrea Massidda, a cui è approdato il fascicolo aperto nell’immediatezza dal collega di turno Gaetano Porcu, ha chiesto che degli specialisti in igiene degli alimenti affianchino il medico legale Matteo Nioi, dopo l’autopsia che aveva riscontrato il decesso per scompenso cardiaco. La svolta è arrivata dopo alcune analisi fatte fare dalla madre della giovane, Maria Giovanna Battasi, medico di famiglia di Orgosolo, che assistita dall’avvocata Herika Dessì ha scandagliato il frigo e la dispensa della casa di Cagliari dove la figlia universitaria, scoprendo che un salamino che la studentessa avrebbe mangiato il giorno prima aveva una concentrazione spaventosa di batteri.

La mamma medico

La dottoressa Battasi ha il cuore devastato dal dolore, ma resta prima di tutto un medico. E da medico vuole capire prima di tutto cos’ha ucciso la figlia, portata all’ospedale Santissima Trinità la sera del 24 settembre. Nel registro degli indagati - dopo il fascicolo per omicidio colposo aperto dal pm Porcu - è stato iscritto il medico di turno al pronto soccorso che avrebbe visitato e poi dimesso la ragazza, deceduta poche ore dopo. Convinta dai sintomi della figlia che si potesse trattare di un’intossicazione alimentare, Maria Giovanna Battasi si è armata di pazienza e ha fatto esaminare quello che c’era nel frigo e nella dispensa. I campioni di un salamino (con data di scadenza 11 novembre 2023) fatti analizzare dal “Laboratorio chimico nuorese srl” hanno accertato la presenza di “Stafilococchi coagulasi positivi” in una quantità spaventosa: la soglia massima dovrebbe essere 1000, ma ce n’erano 3 milioni e 100 mila. Immediata la comunicazione al pm Massidda che ha fatto scendere in campo gli esperti di igiene degli alimenti.

L’autopsia

L’esame autoptico sul corpo della ragazza era stata fatta poco dopo il decesso ed era durata oltre cinque ore. Lo specialista Matteo Nioi, incaricato dal pubblico ministero Gaetano Porcu, aveva accertato che la ragazza non era morta per una peritonite o per un’appendicite fulminante, ipotesi che erano circolate in un primo momento, ma a causa di uno scompenso cardiaco. Indispensabile, per capire cosa l’abbia provocato, gli accertamenti istologici ancora al vaglio dell’esperto. Nicoletta Manconi era arrivata in ambulanza al pronto soccorso verso le 18 di domenica 24 settembre, in codice giallo: vomitava e aveva forti dolori addominali, pare allo stomaco. Dopo una terapia in vena, pare una flebo, la paziente sarebbe stata rimandata a casa con la diagnosi di gastroenterite. Poche ore dopo, però, la studentessa era stata nuovamente male e le condizioni sarebbero peggiorate, tanto che da Orgosolo era partita subito anche la madre-medico. La giovane era morta dopo una nuova folle corsa in ospedale, questa volta al Brotzu, dove la studentessa era arrivata in condizioni disperate. Il pm aveva indagato il medico di turno al Santissima Trinità, il dottor Sebastiano Patti (difeso dall’avvocata Stefania Cossu), mentre la famiglia aveva nominato come propria esperta il medico legale Maria Rita Pittau. Ora la svolta, con l’ipotesi di intossicazione alimentare che la Procura vuole sondare dopo la segnalazione e gli accertamenti della mamma della ragazza.

Francesco Pinna

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