«Sono quelle notizie e soprattutto quegli omaggi così poco legati alle tradizioni italiane che fanno battere il cuore». Marino Bartoletti è giornalista e scrittore, ma è anche un esperto conoscitore della storia dello sport. E accoglie così, con una lunga riflessione intinta nell’amarcord, la notizia dell’intitolazione a Gigi Riva dello stadio del futuro di Cagliari, con il voto del consiglio comunale. 

La premessa è che spera «venga costruito in tempi accettabili». Ma Bartoletti prosegue dicendo che «sarà dedicato al più fulgido simbolo del calcio sardo e certamente anche a uno dei “miti” più leggendari del calcio italiano».  
In questo Paese «dove si onora troppo “dopo” e quasi mai “durante”», prosegue Bartoletti, che cita l’esempio della dedica a Nicola Pietrangeli del centrale del Foro Italico, «era ora che si arrivasse anche nel calcio ad un’iniziativa del genere. Riva è un esempio, un simbolo, un portatore sano di grandezza e di coerenza applicate allo sport».

Se i sardi è giusto che amino la propria terra, lui è sardo “per scelta”, ricorda , «al punto da aver resistito, per non tradire la “sua” terra alle tentazioni e alle pressioni più fragorose delle più blasonate squadre italiane».

Poi l’aneddoto: «Una volta a un potente che si stupì del suo rifiuto (quattro giocatori importanti in cambio, più due miliardi di lire) rispose: “È una quotazione per cui al primo piccolo errore qualcuno mi urlerà “tornatene in Sardegna”. Io in Sardegna ci sono e ci resterò: perché so che mi ameranno sempre. Anche a prescindere da un gol sbagliato». 
La conclusione del pensieri è in sardo: «Avanti, fortza paris». 

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