Attesa finita, i pescatori professionali di ricci dissotterrano l’ascia di guerra, nell’Isola dilaga la protesta per le promesse disattese da parte della Regione.

Con l’istituzione del fermo triennale della raccolta decisa lo scorso anno per consentire alla risorsa di accrescersi nei fondali sardi dopo anni di prelievo eccessivo, erano state indicate le alternative indispensabili per consentire ai cento operatori di guadagnare. Per loro, nuovi impegni nella pulizia dei fondali degradati e nella raccolta delle plastiche e delle reti fantasma abbandonate il fondo del mare. Un impegno naturalmente risarcito in sostituzione del mancato guadagno con la cattura dei ricci.

"Ebbene, nulla di tutto questo è stato concretizzato”, sbotta Michele Puddu, sub professionale e titolare di una delle postazioni di vendita a Su Siccu, anche questa chiusa dopo le scelte della Regione.

Così, mentre i pescatori di Cabras annunciano il blocco della 131, i cagliaritani scelgono di mettere in campo la protesta nel loro ambiente, il mare, innalzando “un muro di barche davanti alle navi da crociera”.

I pescatori hanno avanzato le loro proposte: "Stop al decreto del fermo, si torni in mare anche questo novembre e la Regione si metta subito al lavoro per mettere nero su bianco le disposizioni del futuro fermo biologico”. Nel concreto: tre giorni di raccolta alla settimana e una sola cesta al giorno.

Misure di drastica riduzione per tutelare la popolazione dei ricci ma anche non rinunciare ai guadagni.

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