Anche i cagliaritani ricordano la studentessa di 19 anni che si è tolta la vita qualche giorno fa nel bagno dell’Università IULM di Milano. 

L'Associazione studentesca UniCaralis ha esposto uno striscione davanti all'Università di Cagliari: «Non si può morire di Università. Contro un merito che ci uccide», si legge.

«"Ho fallito negli studi" queste le parole della studentessa di 19 trovata morta qualche giorno fa nel bagno dell'Università IULM di Milano. Quattro parole che segnano l'ennesimo caso di "suicidio accademico". Ancora una volta le pressioni sociali a cui sono sottoposti studentesse e studenti sono state la goccia che ha fatto traboccare il vaso per una vita umana. Ci troviamo di fronte a una generazione schiacciata da ideali di successo generalizzati, che non tengono conto di peculiarità e ostacoli del percorso di ognuno, creando dunque in chi "non riesce come gli altri" un forte senso di inadeguatezza, il pensiero di "aver fallito"», afferma in una nota l’associazione.

«Purtroppo – si legge ancora nel comunicato - frequentemente viene fatto passare il messaggio secondo cui non ci si può permettere di sbagliare, non ci si può prendere del tempo per fermarsi a riflettere o capire cosa si voglia realmente, che occorra fare tutto in maniera eccellente e in tempi celeri e prestabiliti. Un sistema universitario di tal genere, che porta ogni giorno studenti e studentesse ad avere pressanti condizioni di disagio e di malessere forte, non è d'aiuto ai giovani né è fruttuoso per la società».

Secondo i dati Istat in Italia ci sono circa 4mila suicidi all’anno, il 5% riguarda giovani sotto i 24 anni, in gran parte studenti universitari: «Non deve essere normale morire di università. Siamo esseri umani prima che studenti, le nostre vite valgono molto di più di quello che agli occhi di una società ipocrita potrebbe essere visto come un fallimento».

(Unioneonline/L)

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