Un primario nominato a dicembre ha lasciato dopo un mese. La nomina del successore  scatena la polemica. E i lavori di ristrutturazione preoccupano. 

Tutto succede tra il Businco, che sul piano aziendale fa capo al Brotzu, e il Consiglio regionale. 

Sul primo si fanno le nomine, nel secondo palazzo si sollevano perplessità. 

Dopo la pensione della guida storica, Roberto Cherchi,  come  direttore della struttura complessa Chirurgia ed Endoscopia interventistica toracica era stato indicato Paolo Albino Ferrari. Era il 13 dicembre scorso. Passate le vacanze e digerito il periodo, ecco le dimissioni: il 22 gennaio Ferrari lascia «per motivi personali». L’Arnas allora individua un ulteriore direttore facente funzioni: la scelta ricade su Pietro Antonio Macciò. Che però, secondo i medici, non può ricoprire quell’incarico: la sua nomina è bollata come illegittima. 

È l’ennesimo caso legato al Businco che scatena reazioni in Consiglio. 

«L’Arnas Brotzu deve essere commissariata», attacca Francesco Agus (Progressisti) «e per farlo non è necessaria una nuova legge: basterebbe una verifica puntuale degli atti firmati in questi ultimi mesi. In particolare quelli relativi ai lavori di restauro delle sale operatorie del Businco e alla conseguente frammentazione temporanea dei reparti, sono figli dell’improvvisazione e dell’arbitrio». A prescindere dalla loro legittimità formale «se non ritirati o profondamente rivisti, causeranno problemi enormi e fuori controllo. Chi di dovere deve agire sino a che c’è tempo».

Agus pensa alla «situazione dell’unico reparto di chirurgia toracica della Sardegna, di fatto commissariato e lasciato in una condizione di caos organizzativo. Con professionisti prima nominati alla guida del reparto e poi private delle condizioni necessarie per operare efficacemente. Di fronte a questa disorganizzazione, quanti sardi saranno costretti a cercare cure fuori dall’isola per patologie oncologiche?». 

Secondo l’esponente di maggioranza «non ci sono le condizioni per andare avanti. Non si possono portare avanti decisioni di tale portata con l’opposizione aperta dei medici e degli infermieri che lavorano nella struttura, delle associazioni dei pazienti e delle organizzazioni sindacali. È necessario un cambio di rotta immediato, nell’interesse esclusivo della salute dei cittadini».

(Unioneonline/E.Fr.) 

© Riproduzione riservata