Per lui in Sardegna non c’era disponibilità di cure. Il 16 ottobre è decollato a bordo di un elicottero verso la Penisola. Ma solo dopo un giorno di attesa in aeroporto, con la febbre alta e altro che lo corrodeva dentro. Perché il velivolo era rotto. Il “lui” protagonista della disavventura è un bambino sardo. Un piccolo paziente del Microcitemico di Cagliari.

Un ospedale che a causa di una legge che non ha funzionato resta sospeso tra due aziende sanitarie:  la Asl 8 che dovrebbe prenderlo in carico e il Brotzu che di fatto lo gestisce ancora, anche se non dovrebbe. Tanto che i medici di piazzale Ricchi si spostano in via Jenner solo fuori dall’orario di servizio, per convenzione.

Il risultato è che l’ospedale non funziona. Medici, infermieri e Oss fanno di tutto per alleviare i disagi. Ma quelli sono: pochi.  A  pagare asettiche scelte calate dall’alto sono i più piccoli. Malati, ovviamente. Di patologie che hanno nomi comuni tipo cancro e leucemia. Combattono loro, lottano i genitori. Ma nessuno li ascolta.

Intanto, per capire, ci sono referti di Tac che arrivano anche un mese dopo l’esame. E se rivelano un’insorgenza maligna? Trenta giorni persi, senza terapie. Che possono significare aggravamento. E morte. Per questo una mamma nei giorni scorsi ha chiamato i carabinieri. 

Le rappresentanti di due associazioni, Asgop (che riunisce i genitori dei bimbi oncoematologici) e Socialismo diritti e riforme,  Francesca Ziccheddu e Maria Grazia Caligaris si sono messe davanti a un computer. Hanno scritto una lettera, la terza (le due precedenti sono rimaste senza risposta) indirizzata al presidente del consiglio regionale, Michele Pais. Si legge: “Il Microcitemico è una vergogna nazionale, ascoltateci”. Nella lettera aggiungono che “non tralasceremo di assumere ulteriori iniziative per far conoscere all’opinione pubblica la condizione di disagio dei nostri ragazzi” perché “ci sentiamo davvero soli e senza alcuna possibilità di intravedere una soluzione”. 

Soluzione che ci sarebbe. Ed è contenuta in due proposte di legge – una di maggioranza, l’altra d’opposizione – che stanno a prendere polvere in consiglio regionale. Entrambe stabiliscono che il Microcitemico torni ufficialmente sotto il controllo dell’Arnas Brotzu. Che ha i medici, gli anestesisti, il personale pediatrico. Insomma, gli organici  necessari per dare continuità alle cure dei bambini. 

Non vengono discusse, negli ordini del giorno non c’è spazio.  “Abbiamo aspettato la chiusura per il periodo estivo e per il successivo rinnovo del Parlamento”, si legge nella lettera, “ma le cure dei nostri figli non possono più attendere”. 

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