Quattro milioni di euro sequestrati su ordine della magistratura sarda.

È la misura di prevenzione eseguita dal Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di finanza di Cagliari in Sardegna e Lombardia: il provvedimento, emesso dai giudici della seconda sezione penale, riguarda immobili, partecipazioni societarie, veicoli, beni di lusso, rapporti finanziari e bancari e denaro contante, per un valore stimato in circa 4 milioni di euro nella disponibilità dell’imprenditore Rober Carboni, 69 anni, ex amministratore della Ila di Portovesme, fallita nel 2007 con un buco nei conti di 69 milioni di euro.

La decisione segue un’indagine della Procura su una serie di controlli fiscali condotta, a partire dal 2008 e 2009, sul manager, che per quel crac aveva patteggiato 3 anni.

L’imprenditore, secondo quanto affermato ora dagli investigatori, era al centro delle verifiche giudiziarie "anche per la complessa rete societaria da lui realizzata nel tempo, caratterizzata da numerose aziende, spesso inattive, ritenute schermi a copertura delle attività illecite, oltre che per l'utilizzo di prestanome, in genere suoi familiari".

L’indagato, del quale ancora non sono state rese note le generalità, nel tempo si sarebbe liberato della "titolarità della maggior parte delle cariche sociali e dei beni mobili e immobili a lui intestati, passati nella disponibilità dei suoi parenti".

Le indagini avrebbero consentito di scoprire che il patrimonio era stato "nascosto", così la vicenda è stata segnalata all'autorità giudiziaria per l'applicazione delle misure di prevenzione patrimoniali, anche perché i finanzieri ritengono che, nonostante si fosse spogliato di ogni carica sociale ed intestazione formale di beni, l’imprenditore avesse "in realtà mantenuto la direzione degli asset societari nonché la disponibilità dei numerosi immobili e conti correnti" grazie all’aiuto "di persone fisiche e giuridiche".

Infine, le ricchezze dell’indagato sarebbero di "valore nettamente sproporzionato rispetto al reddito dichiarato o all'attività economica svolta, tanto da poter ipotizzare che fossero il risultato del reimpiego delle disponibilità economiche illecitamente accumulate".

Da qui la decisione del Tribunale su richiesta della Procura: un decreto di sequestro di prevenzione, che potrebbe sfociare nella confisca dopo l’udienza in programma ad aprile, di otto immobili, sei conti correnti, contanti per circa 53 mila ero, sette auto, tre moto, quote di partecipazione riconducibili a sei società, un'imbarcazione e 23 orologi. Il tutto per un valore di circa 4 milioni di euro.

Carboni è difeso dall'avvocato Guido Manca Bitti.
© Riproduzione riservata