C’è chi è rimasto su una barella per dieci giorni e alla fine, stremato, è tornato a causa senza essere stato ricoverato in reparto. Si chiama boarding, è il fenomeno del “parcheggio” dei pazienti nei pronto soccorso e sta diventando sempre più sfiancante. Per i malati e per il personale degli ospedali. Succede ovunque, ormai, Ma l’ultima segnalazione dei sindacati arriva sull’Aou di Cagliari. Dal Policlinico, per l'esattezza, che nei giorni scorsi si è anche dovuto fare carico del blocco degli accessi al Brotzu, causa blackout.  

«Siamo reduci da giornate di apocalisse totale»,  affermano i sanitari iscritti al NurSind, «nella quale è emersa tutta l’incompetenza dei responsabili preposti alla garanzia della sicurezza e della salute dei cittadini. Si è parlato ovviamente solo della chiusura temporanea dell’ospedale -  e relativo Pronto soccorso del presidio ospedaliero- del Brotzu, ma nessuno si è preoccupato del carico che ne è derivato  per l’Aou. L’episodio del Brotzu è soltanto la punta dell’iceberg di una situazione emergenziale che perdura dal dicembre del 2021».

I pazienti in boarding, raccontano gli infermieri, «sono a totale carico del personale medico, infermieristico e Oss del pronto soccorso. Ecco spiegate le lunghe attese per la valutazione dei nuovi accessi. Gli esempi più comuni di diagnosi dei pazienti in boarding sono polmoniti, sepsi, infezione da Covid. Al boarding si somma la presenza di pazienti in appoggio, quindi pazienti già ricoverati nel reparto di destinazione ma ancora fisicamente stazionanti in una barella in pronto soccorso in attesa di letto libero». 

La direzione aziendale, scrivono i sanitari, «è giornalmente informata, ormai da anni e per vie rintracciabili, dal personale medico di turno, della situazione ma tutt’ora non ha saputo gestire la vera emergenza provocata dall’insufficiente numero di posti letto disponibili, dalla carenza di personale, dalla chiusura di servizi/reparti di altri ospedali (come l’ortopedia di Nuoro o Carbonia, Isili, San Gavino che non garantiscono la presenza di tutti gli specialisti né della diagnostica) che costringe i pazienti a giungere alla nostra osservazione da km e km di distanza».

(Unioneonline/E.Fr.)

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