Sono 502, su 5.350 test eseguiti, i casi di contagio da Covid-19 registrati ieri dal bollettino dell'unità di crisi regionale, per un indice di positività del 9,3%.

Da quattro mesi non si vedeva un dato così alto, precisamente dal 4 dicembre quando i nuovi positivi segnalati furono 551 (su 4.774 test).

Numeri preoccupanti ai quali si aggiungono otto decessi e undici ricoverati: dieci in area medica (dove i degenti sono 350) e uno in terapia intensiva (57 i letti occupati).

Con l'impennata dei casi il sistema di tracciamento - quindi l'isolamento dei contatti dei positivi - è ormai al collasso a causa di organici ridotti all'osso in tutti i servizi di Igiene della Sardegna.

Una situazione che fa il gioco del virus, soprattutto ora che prevale la variante inglese, più contagiosa.

"Se prima un positivo aveva sette, otto, nove contatti stretti, adesso il numero è cresciuto notevolmente anche perché - spiegano dal dipartimento di Prevenzione di Sassari - dobbiamo rintracciare i contatti dei contatti. Se si pensa che per ogni persona che chiamiamo ci vuole un'ora di lavoro, quando abbiamo un positivo con venti, venticinque contatti se non di più, è presto detto qual è il problema".

Persone potenzialmente infette possono sfuggire alla quarantena e diffondere il virus.

"Il tracciamento - ammette Luigi Cadeddu, responsabile regionale delle Usca, le équipe di assistenza territoriale dei pazienti Covid - è ancora l'anello debole della macchina sia per un problema di organico che per limiti operativi legati alla mole di interviste ai positivi e ai loro contatti che vengono ancora fatte al telefono. Si sta lavorando per colmare entrambe le lacune, da un lato con l'adeguamento dell'organico, dall'altro col potenziamento tecnologico e informatico".

(Unioneonline)

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