Dodici anni di reclusione, quanti chiesti dall’accusa che aveva sollecitato – dopo la pronuncia della Corte Costituzionale – una condanna con le attenuanti prevalenti rispetto alle aggravanti. È la sentenza pronunciata dalla Corte d’assise di Cagliari nei confronti di Paolo Randaccio, pensionato di 70 anni, reo confesso dell’omicidio della moglie Angelica Salis, 60 anni. L’uomo aveva ucciso la compagna nella loro abitazione di Quartucciu a coltellate al culmine di una violenta lite nel settembre 2021.
A sollecitare la condanna è stato il sostituto procuratore Nicola Giua Marassi, titolare del fascicolo, che assieme alla difesa aveva anche sollecitato una pronuncia della Consulta sul divieto, previsto dalla norma, di applicare attenuanti nei casi di omicidi compiuti dalla vittima di maltrattamenti in famiglia.

Randaccio, era emerso, avrebbe agito in un momento di esasperazione provocato dai continui comportamenti aggressivi della vittima, alcolista e affetta da patologie psichiatriche. Secondo la norma, il giudice dovrebbe applicare la stessa pena dei più efferati casi di omicidio, dunque l’ergastolo o almeno ventuno anni di reclusione.
Sollevata la questione dai legali dell’imputato, Andrea Nanni e Luca Pennisi, e dal pm Nicola Giua Marassi, dopo la decisione della Corte Costituzionale è arrivata oggi la sentenza della Corte d’assise di Cagliari, presieduta dal giudice Giovanni Massidda. Angelica Salis era stata colpita in cucina con sei coltellate al torace e alla gola, quest’ultima letale. Proprio Randaccio pochi minuti dopo il delitto aveva chiamato i carabinieri per raccontare l’accaduto: «Vi aspetto a casa», aveva detto ai militari.
Oggi la sentenza che accoglie la richiesta ad una condanna sostanzialmente mite e che tiene conto delle attenuanti. Tra novanta giorni le motivazioni.

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