Da dieci giorni in quarantena a Roma dopo essere rientrati in Italia con un volo proveniente dall’India. Una famiglia residente in Sardegna è bloccata nella Capitale dal 20 maggio scorso, e si trova in una situazione a dir poco paradossale.

Il capofamiglia lavora a Mumbai, insieme alla moglie e ai due figli (omettiamo i loro nomi a loro tutela) stavano tornando a Cagliari ma qualcosa si è inceppato. Lo raccontano a UnioneSarda.it: “Non vogliamo lamentarci – sottolineano – ma rendere nota la nostra storia perché non accada ad altri e affinché venga organizzata in modo adeguato la gestione di queste misure di emergenza anti Covid”.

Parla il capofamiglia, e precisa che “non è assolutamente una pretesa di condizioni da cinque stelle, ma di assistenza e informazioni basilari”.

Cominciamo dall’inizio.

“Siamo partiti da Mumbai e sul volo c’erano tutti i posti distanziati, nessuna promiscuità, abbiamo fatto scalo ad Amsterdam e da lì il volo per Roma. Da tenere presente che all’aeroporto olandese potevamo tranquillamente circolare, cosa che io ho dovuto fare perché dovevo firmare un modulo in un fantomatico gate quindi sono andato alla ricerca di questo posto per un’ora”.

Arrivate poi in Italia.

“Sì, a bordo c’erano tante persone. Lo dico perché se fossimo stati positivi, questo è il pensiero ovviamente per chi arriva dall’India e può essere portatore della pericolosa variante, avremmo potuto contagiare molti passeggeri. Non c’era nessuna separazione dei posti. Invece, appena si è aperto il portellone siamo stati prelevati dalla polizia, che ha preso i nostri passaporti e ci hanno sottoposti al test anti-Covid”.

Risultato?

“Negativo per tutta la famiglia. Io e mia moglie siamo anche vaccinati e tutti avevamo fatto il test molecolare alla partenza da Mumbai”.

E avete cominciato la quarantena.

“Esatto, ma eravamo preparati. Sapevamo dei 10 giorni ma non sapevamo se li avremmo dovuti fare a Roma o in Sardegna, speravamo di poter tornare a Cagliari, quantomeno a casa avremmo avuto assistenza in caso di bisogno, qui a Roma non abbiamo nessuno”.

Invece i tempi si sono rivelati più lunghi.

“Oggi è il decimo giorno, in teoria dovevano sottoporci al nuovo test domani, ma è domenica e non li effettuano. Perché? Non si sa. In questa situazione di emergenza la domenica non si fanno i test. Quindi si arriverà a lunedì e poi dovremo attendere 24-48 ore per avere il referto. Insomma tra una cosa e l’altra, se va bene si tratterà di almeno 14 o 15 giorni di quarantena”.

Quindi non avete una data di rientro per la Sardegna?

“Assolutamente no. Ho già fatto e cambiato i biglietti tre volte, e per fortuna che c’è la continuità territoriale altrimenti ci avrei rimesso altri soldi”.

‘Altri’ perché?

“Perché nella struttura in cui ci troviamo ci hanno portati dopo aver fatto il test. Siamo molto lontani dall’aeroporto, chi pagherà il nostro trasferimento? Arriviamo dall’India, abbiamo molti bagagli e siamo in quattro. Dovremo prendere almeno due taxi. Mettiamo anche che io possa pagare, ma non è così per tutti. Non è neanche scontato che debba sobbarcarmi io questi costi”.

Dove siete sistemati?

“Risulta essere un albergo e c’è una specie di dépendance. Ma qui il personale sanitario si rifiuta di operare e quindi hanno dovuto fare ricorso agli Oss. Non c’è un medico, e questo per noi è un altro grave problema”.

Perché?

“Nostro figlio è diabetico, deve seguire la terapia con l’insulina. Insulina che abbiamo dovuto consegnare alla reception in quanto deve essere conservata in frigo e nelle nostre camere non ci sono frigoriferi”.

Avete camere separate?

“Una per noi e una per i nostri figli. La nostra è di 12 metri quadrati, non abbiamo spazi idonei per mangiare, muoverci, io devo anche lavorare, uno dei ragazzi studia e deve seguire le lezioni online. Non possiamo uscire, perché è vietato, ma non posso lasciare i miei figli in un’altra camera senza mai vederli o sentirli solo al telefono. È chiaro che hanno bisogno della nostra presenza. In pratica se usciamo dalla camera non possiamo rientrare quindi dobbiamo ogni volta escogitare un modo per non far chiudere la porta”.

La stanza del Covid hotel in cui alloggia la coppia residente a Cagliari (foto concessa)
La stanza del Covid hotel in cui alloggia la coppia residente a Cagliari (foto concessa)
La stanza del Covid hotel in cui alloggia la coppia residente a Cagliari (foto concessa)

I locali vengono sanificati?

“Sanificati è una parola grossa. Diciamo che gli addetti vengono una volta al giorno e in 3-4 minuti fanno pulizia, chiamiamola così. Per il resto del tempo qui non si vede nessuno. Solo all’esterno, ma a distanza, ci sono i militari, all’interno invece una totale promiscuità”.

Perché parla di promiscuità?
“Perché le persone che sono qui dovrebbero essere tutte negative e solo in quarantena, ma sappiamo che non è così”.

E per i pasti?

“Ci portano colazione, pranzo e cena. Non c’è possibilità di scegliere: so benissimo che non siamo al Grand Hotel, non pretendo un menu, ma i miei figli ad esempio non mangiano pesce. Due volte a settimana invece c’è solo pesce. Non possiamo neanche ordinare all’esterno perché la consegna deve avvenire solo in concomitanza con i pasti forniti, è impossibile organizzare la cosa. Ma ripeto: il problema non è tanto e solo il nostro, pensiamo a chi ha delle allergie, anche gravi: a nessuno è stato chiesto se c’è qualche esigenza particolare di salute”.

Cosa chiede e a chi?

“Chiedo alle autorità italiane che si ponga rimedio a questa situazione pericolosa e umiliante per la nostra famiglia e per tutte le persone che per rientrare in Italia devono sottoporsi a quarantena obbligatoria. Vorremmo avere una sistemazione idonea che ci permettesse di stare insieme ai nostri due figli perché dobbiamo seguirli passo passo, dato che in questa condizione devono continuare a studiare on line e uno deve controllare l'assunzione corretta delle terapie farmacologiche salvavita che assume. Senza avanzare pretese, vorremmo almeno un’alternativa alle diete diverse e poter consumare i pasti in situazioni idonee, non sul letto o sulla minuscola scrivania senza igiene alcuna. Siamo consapevoli della necessità di isolamento, ma la nostra condizione è molto rischiosa per la salute nostra e dei nostri figli”.

Qualcuno ha risposto?

“Abbiamo scritto al ministero degli Affari esteri, a quello della Salute, alla Regione Lazio per citarne alcuni, la risposta è stata una e alquanto scarna. E nessuna soluzione”.

In India com’era la situazione?
“Viviamo a Mumbai, una delle città più colpite dal virus. Siamo stati sempre attenti, praticamente sempre in casa. I negozi sono aperti dalle 7 alle 11 e chi deve fare la spesa ci va a proprio rischio e pericolo”.

Quanto vi fermerete a Cagliari?

“Un paio di mesi, poi torneremo in India”.

Costa sta sbagliando secondo lei l’Italia nella gestione attuale?

“Siccome è risaputo che non esistono voli diretti tra India e Italia, si dovrebbe bloccare l’ingresso in Unione europea, invece si arriva in Ue e poi quelli che, come noi, devono fare un ulteriore viaggio in aereo per raggiungere il luogo di residenza restano ‘prigionieri’ in un limbo. Non abbiamo alternative noi che viviamo in Sardegna, non possiamo prendere un treno o la macchina. E per questo siamo ulteriormente penalizzati”.

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