Eolico, solo la Costituzione può fermare il blitz
La Regione dovrà decidere se impugnare il “commissariamento” sulle energie rinnovabili
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La partita ora è tutta costituzionale. Il blitz del Governo Draghi per spazzare via procedure e tutele ambientali, naturalistiche e persino archeologiche non ha alternative. Il decreto semplificazioni, varato dall'esecutivo venerdì scorso, e ora alla firma del Capo dello Stato, dovrà superare il vaglio di legittimità costituzionale, soprattutto in materia di competenze delle Regioni a Statuto speciale. Il parlamento avrà 60 giorni per convertirlo, ma fino ad allora quelle norme sono di fatto vigenti.
Sessanta giorni
Due mesi nei quali potrebbe succedere di tutto, compresa l'adozione del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri previsto dalla norma appena varata per "commissariare" di fatto la Regione sarda sulla partita delle energie rinnovabili. Il decreto di Draghi, da adottare su proposta del Ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, di concerto con quello dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, ignora la clausola di salvaguardia prevista obbligatoriamente per l'Autonomia speciale della Sardegna. In pratica il testo del decreto esclude totalmente la Regione dal processo decisionale, sia sul piano sostanziale e di merito che su quello formale. La materia energetica, invocata dal Governo come di esclusiva pertinenza dello Stato, è da sempre riconosciuta dalla Corte Costituzionale di stretta pertinenza delle Regioni a Statuto Speciale, come la Sardegna.
Alta Corte
I pronunciamenti dell'Alta Corte sulla materia sono ripetuti, visti i tanti tentativi dei vari governi di eliminare questa specifica competenza delle Regioni Speciali. Il provvedimento varato dal Governo prevede l'unilaterale ed esclusiva pianificazione e gestione degli interventi in materia di energia per superare la chiusura nel 2025 delle centrali a carbone di Portoscuso e di Porto Torres. A questo si aggiunge che l'obiettivo del Governo è stato inquadrato nel capitolo dell'accelerazione degli insediamenti di energie rinnovabili. Un dispositivo in totale contrasto con l'art.117 della Costituzione e con i pronunciamenti della Corte più alta. Con la sentenza n.8 del 2004, relatore il giudice costituzionalista De Siervo, i giudici della Consulta, a proposito della competenza sulla «materia di produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell'energia», avevano chiaramente affermato: «In base all'articolo 117, terzo comma, della Costituzione spetta alle Regioni la potestà legislativa della materia di produzione, trasporto e distribuzione dell'energia da esercitarsi nel rispetto dei principi fondamentali riservati alla gestione dello Stato».
L'atto del Governo, dunque, prevarica in modo netto e chiaro la disposizione della legge delle leggi. Sarà la Regione sarda, una volta che il decreto sarà pubblicato nella gazzetta ufficiale, possibile già nella giornata di oggi, a valutare se impugnare immediatamente la norma, cautelativamente, anche prima del passaggio parlamentare, oppure attendere la conversione del decreto da parte delle Camere. Di certo se non lo facesse la decisione inciderebbe non solo sul provvedimento in esame ma costituirebbe un gravissimo precedente. Intanto, sul fronte eolico, scendono in campo i vertici delle imprese del vento. La dichiarazione del Presidente dell'Anev, Simone Togni, rientra nella strategia di chiedere sempre di più consentendo al Governo di non apparire appiattito sulle pretese del mondo eolico. I signori del vento chiedono una deregulation totale, "un liberi tutti", che cancelli ogni tutela ambientale, paesaggistica e archeologica. La posizione è netta: "All'Anev abbiamo calcolato che, con questa velocità di autorizzazioni, in Italia raggiungeremo l'obiettivo del 70% di rinnovabili fra 70 anni. Con queste innovazioni del Decreto Semplificazioni, forse ci arriveremo in 65". Come dire non siamo soddisfatti e ci aspettiamo molto di più.
Attacco ai Beni Culturali
Il bersaglio è chiaro: "Il problema vero per noi è il Ministero dei Beni Culturali, che blocca sistematicamente tutte le autorizzazioni, in nome della tutela paesaggistica. Noi chiedevamo che il parere dei Beni Culturali fosse obbligatorio solo dove ci fosse un vincolo ambientale". Il Governo non solo gli ha dato ascolto ma il testo approvato ha di fatto narcotizzato il Ministero di Dario Franceschini. Se il testo alla firma di Mattarella confermerà quello uscito da Palazzo Chigi il dicastero dei Beni Culturali potrà esprimere solo un parere «obbligatorio» ma non «vincolante».
La marcia dei signori dell'eolico, però, non si ferma. Il Ministero della Transizione ecologica ha pubblicato l'esito «positivo» della Sia, una fase preliminare della Valutazione d'impatto ambientale, per il progetto da 42 pale da 300 metri davanti alle coste dell'Iglesiente e di Carloforte. E siamo solo agli inizi.