Se il sole ha già inforcato la via di Bitti, verso il tramonto, è probabile che il Mont'Albo non vi lascerà scampo. Folgorati da un'imponenza senza eguali, terra di mezzo delle Baronie, crocevia tra la Barbagia, il Logudoro e la Gallura. "Albo", dal candore del suo bianco immacolato, si staglia su una dorsale che svetta nel cielo per oltre mille metri. Da Lula a Siniscola, venti chilometri impervi, inaccessibili, precipizi violenti in quelle rocce calcaree che segnano uno dei prosceni più affascinanti di questo entroterra selvaggio e incantato. Per raggiungere questo simbolo immortale devi percorrere la statale 131 diramazione centrale nuorese, da Nuoro a Olbia. Punta Turuddò e Punta Catirina segnano le vette di questo paesaggio inedito, entrambe 1127 metri d'altezza. Costoni arditi e scenari mozzafiato.

Le vette delle aquile

Mufloni che si ergono sulle rocce più sporgenti, aquile reali e astori dispiegati sul promontorio a protezione delle punte avanzate di questo scorcio esclusivo di Sardegna. Niente da fare. Nemmeno questo incantesimo della natura nel cuore di Sardegna riesce a fermare l'avanzata di chi non conosce tregua davanti al moltiplicatore seriale di incentivi da eolico. Al Ministero dell'Ambiente non fanno altro che ricevere progetti ciclopici di grattacieli d'acciaio che vanno a minare alla radice l'antico paesaggio della Barbagia.

Ogni settimana uno

Non c'è settimana che la Commissione nazionale di Valutazione d'impatto ambientale non riceva la missiva di qualche multinazionale pronta a varcare e violare le vette dell'Isola pur di far vento e soldi, incuranti di natura e ambiente, paesaggio e archeologia. Poco prima della firma dell'ultimo lockdown, a ridosso della feste dei morti e dei Santi, a solcare le porte del Ministero dell'eolico non è stata una multinazionale qualsiasi. Questa volta ad osare la scalata sulle cime a ridosso del Mont'Albo è l'emblema del petrolio in terra sarda.

Dagli angeli al miracolo

Un marchio indelebile nella storia economica e ambientale dell'Isola: la raffineria petrolifera della Saras davanti allo specchio del Golfo degli Angeli. I Moratti, i russi, i qatarini, tutti coloro che compongono la variegata compagine petrolifera, devono avere un'innata e spiccata predilezione per i luoghi intrisi di richiami celesti se per conficcare le loro fortune eoliche hanno scelto uno dei cammini più devoti della Barbagia. Per raggiungere la Colonia Penale di Mamone, una volta dentro Bitti, non ti indicano una via. L'indirizzo è verso il Santuario della Madonna del Miracolo. Pochi chilometri di strade tortuose, e ponti ancora segnati dall'ultima alluvione, per arrivare al crocevia delle tre province, Nuoro, Sassari e Gallura.

L'ingresso a Mamone (archivio L'Unione Sarda)
L'ingresso a Mamone (archivio L'Unione Sarda)
L'ingresso a Mamone (archivio L'Unione Sarda)

Da Milano a Mamone

Per capire dove la Saras ha scelto di proporre l'ennesimo assalto eolico su queste montagne bisogna raggiungere Mamone, frazione di Onanì, meglio nota come la colonia agricola penale più grande dell'Isola. La Sardeolica, una srl con sede amministrativa nella Galleria Passarella a Milano, quartier generale della Saras, quella del petrolio, ha scelto questi promontori per posizionare le più imponenti pale eoliche mai infilzate a suon di voragini e cemento armato in terra di Sardegna. Non gli bastava il Golfo degli Angeli per raffinare 15 milioni di tonnellate di petrolio, a 300 mila barili al giorno, adesso la Saras vuole edificare le sue ciclopiche pale sulla via della Madonna del Miracolo.

Sentenze e pale

Il progetto appena presentato è definito Parco Eolico "Onanie",dal suggestivo nome antico del comune che dovrebbe interamente ospitare nel proprio territorio questo nuovo sbarco di sfruttatori di vento e incentivi. Quando il progetto è stato elaborato i tecnici della Saras ignoravano la sentenza del Tar Sardegna, quella che vieta qualsiasi tipo di palificazione eolica nel 98,8% dell'Isola. A quanto pare, però, non si sono posti troppi problemi.

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Il sol vento furioso

A prescindere dal verdetto giudiziario, gli uomini di Moratti non sono stati per niente originali nella scelta del sito visto che, in pochi mesi, questo marchiato Saras è il quinto progetto eolico presentato tra Bitti, Onanì e Orune. Come se non ci fosse altro "vento furioso" se non quello raccontato da Grazia Deledda nei suoi romanzi dedicati a questi illibati paesaggi di Barbagia. Incuranti di tutto ciò gli uomini di Moratti hanno deciso di proporre al Ministero un progetto da ben 33,6 megawatt. Una vera e propria centrale di produzione elettrica, ovviamente per niente destinata alla Sardegna, visto il surplus del 40% di produzione di energia rinnovabile di cui gode l'Isola. Vento e energia che serviranno alla Saras per vendere rinnovabili, a caro prezzo, ai gestori dell'elettricità nazionale, guadagnando a piene mani su incentivi e bollette.

70 piani di vento

L'impianto progettato è costituito da 6 aerogeneratori da 5,6 MW ciascuno, ovvero sei grattacieli da 206 metri ciascuno, quasi 70 piani per ogni pala. Mostri d'acciaio piazzati senza colpo ferire sulle cime a ridosso della Colonia Penale che sarà attraversata da strade e cavidotti per raggiungere le piazzole eoliche nella sommità del crinale prescelto dai petrolieri di Barbagia. Non hanno nemmeno dimenticato che quel compendio, anch'esso usurpato alle genti di questa terra senza alcuna reale motivazione, è in concessione esclusiva al Ministero della Giustizia.

Dio petrolio

Il passaggio riportato nel progetto è, anche nel lessico utilizzato, rappresentativo dello storico potere del Dio petrolio: «la società proponente provvederà all'ottenimento di apposito nulla osta dal Ministero della Giustizia, dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria». Poco importa se la colonia penale di Mamone, 2300 ettari, ceduti nel 1880 dal Comune di Onanì al Ministero della Giustizia, non abbia mai dato nessuna risposta in termini di sviluppo economico e occupazionale. Un giacimento di natura e pascoli sottoutilizzato e per molti versi improduttivo rispetto alla vastità della servitù penale di Stato. Oltre duemila ettari per appena 137 detenuti.

Per 3 posti di lavoro

La Saras con la sua Sardaeolica non farà di meglio. Con il parco eolico ad appena 3 km dal centro abitato di Onanì vorrebbe occupare una superficie di 177 ettari. Ogni pala eolica sarà posizionata tra i 500 e 600 metri di altitudine, sfiorando le vette del Mont'Albo con la proiezione d'acciaio verso il cielo. Per le opere edili prevedono di spendere 5 milioni e 600mila euro. Per la fornitura e il montaggio degli aerogeneratori pianificano di investire la bellezza di 26 milioni. Nuraghi e paesaggio per i signori del vento sono un orpello, fastidioso, ma secondo i progetti non costituiscono un ostacolo. Del resto lo sviluppo arriverà, secondo quanto scrive la Saras, dall'indotto generato dalla realizzazione del Parco eolico. La promessa è «di una crescita occupazionale nell'intera zona». Peccato che tra le pieghe del progetto, nascosto in due righe, ci sia scritto esplicitamente: «si prevede l'assunzione diretta di 3 dipendenti». Tutto in cambio del paesaggio del Mont'Albo e delle vette di Barbagia.

Mauro Pili
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