Donna e magistrato è un binomio che esiste relativamente da poco, "abbiamo avuto accesso alla professione nel 1966", eppure il mondo femminile ha subito dimostrato "la profonda attitudine a svolgere questa attività a tutto tondo". Le donne "hanno maggiori e spontanee capacità di ascolto", dovendo pensare "alla famiglia" sono "abituate da secoli all'ordine, alla pulizia e alla coesione" e, dunque, "a svolgere più compiti insieme". Tutto questo costituisce "un bagaglio di cultura non privo di rilievo per chi assume un incarico direttivo giudiziario", ruolo "che necessita di un senso di organizzazione" e di immedesimazione "nell'altro" non da poco. Così, pur esistendo donne "carrieriste, sciatte e di potere", è necessario evitare di "scimmiottare i modelli maschili" negativi, a volte caratterizzati da "distacco, arroganza e aggressività", e "stare attenti alle persone, un dovere che riguarda tutti: uomini e donne". Soprattutto quando si rappresenta "lo Stato".

LA CONFERENZA È il quadro della figura di magistrato al femminile, in particolare del procuratore capo, delineato da Maria Alessandra Pelagatti, prima donna a rivestire questo ruolo a Cagliari, sede dell'ufficio più importante della Sardegna. L'occasione è stata data dalla conferenza organizzata lunedì dall'associazione "Amici del libro" nella biblioteca universitaria a Castello: davanti a una platea nella quale non mancavano diversi suoi colleghi, la procuratrice in carica da aprile ha fatto un preambolo spiegando funzioni, difficoltà e orari ai quali deve far fronte da sette mesi ("lavoro dieci ore al giorno, la vita è radicalmente cambiata") e poi ha risposto alla domanda che dava il titolo all'incontro: "Procuratrice della Repubblica: cosa cambia?"

"UN SERVIZIO" - Partendo dal presupposto che "atti processuali e investigativi sono gli stessi" per entrambi i sessi, "oggettivamente" non ci sono "differenze". Però: "Perché allora dopo la mia nomina il commento più frequente è stato finalmente una donna? Credo si sottenda la giusta soddisfazione per un risultato di genere ma si esprima anche la voglia e la speranza di un cambiamento nell'esercizio della funzione. Si presume che una donna, priva di un'esperienza consolidata al potere, abbia un punto di vista puro. È un ragionamento semplicistico e ingeneroso per molti uomini, ciascuno ha le proprie sensibilità, intelligenza, esperienza". Però, ragionandovi, "è uno stereotipo con un fondo di verità". Le donne "hanno un approccio non burocratico ma attento ai protagonisti dei processi", dunque è necessario "seguire gli esempi maschili virtuosi" aggiungendo nel lavoro "le nostre caratteristiche". L'incarico va inteso "come servizio, non come potere". Servono "attenzione e sacrificio. Questa è la sfida, davvero dura".

DIFFICOLTÀ - Le donne si sono fatte strada come giudici "ma anche pubblici ministeri", ruolo che impone di "acquisire la notizia di reato, coordinare le indagini, portare avanti l'udienza e confrontarsi a viso aperto con gli imputati" davanti a un "giudice che valuta le prove ma anche la conoscenza tecnica" del pm. L'idea "riduttiva" che una donna potesse avere difficoltà in questo campo "è pressoché tramontata grazie alle prime generazioni, che per avere credibilità hanno avuto un surplus di fatica e impegno rispetto agli uomini. Per essere brave dovevano essere bravissime, impeccabili". Eppure è "una visione che ancora si affaccia nelle scelte dei posti direttivi come il mio. Anche oggi a volte la scelta è condizionata da valutazioni di genere, c'è chi predilige la candidatura maschile a quella femminile. Un retaggio e un pregiudizio atavico difficili da estirpare".

NOVITÀ - La sua attuale esperienza "effettivamente è un fatto inedito. Cagliari, sede distrettuale, è sempre stata esclusiva degli uomini". Pelagatti ha "oltre 200 persone" alle dipendenze, oltre a "tutta la polizia giudiziaria". Ogni giorno riceve "100/120 querele, denunce ed esposti da esaminare" e ogni tre anni deve inviare al Csm "il progetto con gli obiettivi da raggiungere. Passo tanto tempo a trovare il modo per far funzionare la macchina in modo decente" anche se "il personale è al lumicino. Si fa fatica, ma ricevo moltissimo da colleghi di qualità elevata con alcune eccellenze". E nessuno di loro ha "problemi nel prendere ordini da una donna".

Andrea Manunza

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