T-shirt amaranto incollata al corpo, martello pneumatico in mano e fronte grondante di sudore. «Come va? È l'inferno», commenta Alessandro.

Non basta l'arrivo del santo maestrale invocato da atei e laici di mezza città dopo i giorni di fuoco senza fine né vento. Mezz'ora dopo le 12 Cagliari boccheggia ancora, con Caronte 2 che al di là di ogni democratica rivendicazione sindacale spacca in due i lavoratori: impiegati, commercianti, avvocati beneficiari dell'aria condizionata; l'altra metà in balìa della colonnina che pare essersi inceppata ai quaranta gradi. Arriverà anche la tregua, ma ancora non lo sanno.

«Come si fa? Con quattro litri d'acqua, bevande energetiche e tanta buona volontà», taglia corto quell'Alessandro dalla maglietta amaranto, che ha 45 anni e fa l'operaio per l'impresa che - per conto di Abbanoa - si prodiga a sistemare la perdita idrica tra piazza Yenne e il mercato di Santa Chiara. Condivide missione e sofferenza col collega Mario, 36 anni e un orario decisamente flessibile: «Dalle 7,30 a non si sa quando, beati quelli che stanno in ufficio l'aria condizionata».

Venti minuti dopo mezzogiorno siamo a 35 gradi, con percentuale di umidità al 50 per cento che ne fa percepire tre in più. Lo sanno bene i rider, appostati nel Largo Carlo Felice in attesa degli ordini: «È dura, ma alla fine l'importante è lavorare. Stringiamo i denti e aspettiamo l'inverno», scherza Armando Onano, 26 anni e la divisa d'ordinanza di Deliveroo.

Sara Marci 

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