Dal lockdown alle bollette pazze, dall’allarme sanitario che aveva anche contribuito alla nascita delle nuove povertà, all’emergenza scatenata da un caro-vita schizzato alle stelle. A pagare sono sempre loro: i poveri di ieri e quelli di oggi. Come confermano le interminabili file davanti alla Caritas o all’Exmè di Pirri, sede della Fondazione Domus de Luna che nel 2005 aveva trasformato l’ex mercato di via Antonio Sanna in un centro per assistere bambini, ragazzi e mamme in grave difficoltà, diventato un centro di aggregazione sociale e da tre anni anche un punto di riferimento per i nuovi poveri.

Il “TiAbbraccio con la spesa” è nato lì. Ed è lì che le persone in grave difficoltà si rivolgono per i beni di prima necessità e per chiedere una mano d’aiuto anche per far fronte a problemi vecchi e nuovi, a nuovi bisogni. “Per esempio la bombola del gas”, dice Ugo Bressanello, presidente della Fondazione.

I numeri sono in costante crescita. “Nella prima settimana di ottobre abbiamo distribuito la spesa per quasi 2mila persone. Praticamente lo stesso numero dell’anno scorso, quello che doveva essere l’ultimo difficile”, spiega Bressanello.

“Ci stiamo ritrovando davanti a una nuova emergenza dovuta alle bollette folli impossibili da pagare, ma anche a nuove paure per non farcela e meno solidarietà. Tutto questo mentre la fila delle persone in condizione di vera povertà aumenta”.

Come alla Caritas di via Po. “Solo oggi – conferma Maria Luisa Pusceddu, 70 anni, da 17 volontaria – abbiamo ‘staccato’ 150 biglietti”. Altrettante famiglie, padri e madri che dalle 9 del mattino a mezzogiorno hanno raggiunto la sede per riuscire a portarsi a casa qualche pacco di pasta, pelati, omogeneizzati, anche un vestito per se stessi o i propri figli, i pannolini per i bimbi. E ancora quaderni, libri, una matita per non sentirsi diversi dietro il banco di scuola.

“E magari un giocattolo per non sentirsi diversi dagli altro coetanei più fortunati”, sussurra la volontaria. “Le difficoltà crescono, e a volte i casi sono strazianti”, dice Antonella Uras, farmacista in pensione e volontaria da parecchi anni. “Fa male vedere madri che chiedono aiuto per i propri bambini, per i figli”.

Storie di vita e di dolore. “Come quella madre che viene da noi per il suo figliolo, che però ha 40 anni, è malato e non riesce ad alimentarsi se non con gli omogeneizzati”.

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