A soli 38 anni lotta contro una gravissima forma di polmonite da Covid: intubata, è stata salvata dal personale medico del reparto di ginecologia del Santissima Trinità, a Cagliari, che non ha purtroppo potuto far nulla per tenere in vita il bambino di quasi sei mesi che la donna aveva in grembo. Ora si trova nel reparto di Rianimazione dell'ospedale Brotzu attaccata a un macchinario che le permette l'ossigenazione esterna del sangue: il quadro clinico è critico.

Sfida continua

Il virus non guarda in faccia nessuno e può colpire chiunque. Anche una donna incinta. A volte, grazie alla professionalità del personale medico, la gravidanza procede senza intoppi e, come ieri, si arriva al parto pur se la neomamma è positiva. Altre, riserva complicazioni gravi, e per il piccolo nel grembo della madre può significare la morte. Così è accaduto domenica scorsa al Santissima Trinità. Nell'ospedale cagliaritano, simbolo della lotta quotidiana al coronavirus, si è affrontata un'emergenza legata alle condizioni di una 38enne di un paese del Sulcis. Entrata al sesto mese di gravidanza si è sentita male. Sintomi da Covid. Ed è stata ricoverata.

Il peggioramento

Le sue condizioni con il passare dei giorni sono peggiorate. La polmonite da coronavirus ha obbligato i medici a intubarla. Con questo quadro clinico si è comunque cercato di farle portare avanti la gravidanza. Fino a quando la situazione è precipitata: c'era il rischio concreto di una doppia tragedia. L'intervento effettuato dall'équipe medica del reparto di ginecologia del Santissima Trinità ha di fatto salvato la vita alla 38enne. Per il piccolino nel grembo della donna non c'è stato nulla da fare. Le condizioni della donna sono ritenute molto gravi ed è stato necessario trasferirla all'ospedale Brotzu dove c'è un macchinario per l'ossigenazione "esterna" del sangue.

Lo sforzo

Lo scorso settembre proprio il team di Ginecologia e ostetricia, coordinato dalla primaria Eleonora Coccolone, aveva fatto nascere Eleonora, prima bambina nata in Sardegna da una mamma positiva al Covid. «Un caso straordinario, un esempio di lavoro in rete», era stato il commento del direttore sanitario dell'ospedale di via Is Mirrionis a Cagliari. La paziente era in carico nell'area di Nuoro: trasferita in ambulanza dal 118, è entrata nella sala parto allestita in un altro reparto Covid, per poter operare in tutta sicurezza, e assistita dal personale sanitario fino alla nascita della piccola (due chili e 800 grammi, in perfetta salute).

Rischi sempre maggiori

E se nella prima ondata dell'emergenza sanitaria l'eventualità di un parto da paziente positiva è sempre stata remota (sia per il numero non elevato di casi positivi che c'era in Sardegna, sia per l'età media dei contagiati vicina agli 80 anni), nella seconda le possibilità si sono alzate sensibilmente. L'età dei positivi è scesa di molto e così si è capito che l'eventualità di un parto da donna che avesse il virus non era più così remota. È accaduto a settembre e, l'ultima volta, proprio ieri. Il virus nei casi più gravi può diventare però un nemico invincibile. Come nel caso della 38enne: lei lotta ancora per vincere la battaglia contro il Covid, purtroppo per il bambino che aveva in grembo non è stato possibile fare nulla. Lo scorso marzo, quando l'emergenza ha raggiunto in tutta la sua drammaticità anche l'Isola, nel piazzale davanti alla palazzina del reparto di ginecologia e ostetricia sono state sistemate delle tende per tenere il più possibile lontano il virus da mamme e piccoli. Proprio in una di queste, a marzo, era nata Ginevra: la mamma era un caso sospetto di Covid (il tampone è poi risultato negativo) e il parto è avvenuto così in una delle tende.

Matteo Vercelli

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