La strage non si ferma. Ogni giorno una vittima, sangue, lutti: donne uccise come in un bollettino di guerra. E tutto mentre il Ddl presentato a dicembre che introduce un nuovo pacchetto di norme antiviolenza - come il rafforzamento dell’utilizzo del braccialetto elettronico e il fermo anche senza la flagranza di reato nei casi di maltrattamenti, lesioni e stalking – è ancora in discussione alla Commissione giustizia in Senato.

«La violenza di genere sta raggiungendo livelli di disumanità di fronte ai quali il nostro Paese non può rimanere inerte». La ministra per le Pari opportunità Elena Bonetti, in Sardegna per una breve vacanza e per partecipare oggi al convegno al Teatro Massimo di Cagliari sul Pnrr, risponde al telefono quando le agenzie hanno da poco battuto la tragica notizia dell’ennesimo femminicidio: a Lecce una 38enne è stata ammazzata dal marito che poi si è suicidato, lasciando due figli orfani.

Ministra, ha letto? Un’altra donna uccisa.

«Purtroppo sì, un nuovo caso anche oggi, la cronaca ci racconta dell’aumento di una violenza efferata e inaccettabile nei confronti delle donne che sempre più spesso sfocia nel femminicidio. Dietro questa cronaca ci sono vite interrotte, vite violentate, famiglie distrutte con i figli che sono a loro volta vittime. Di fronte a questo abbiamo il dovere di agire».

Magari accelerando sul nuovo Ddl, non crede?

«Il disegno di legge, firmato da me e dalle ministre Cartabia e Lamorgese, è stato fortemente voluto da tutto il Governo e dal presidente Draghi. Ho fiducia che si possa procedere nel più celere tempo possibile perché si tratta veramente di un’urgenza davanti a cui non possiamo non dare una risposta. Serve accelerare e conosco l’impegno che i relatori, il senatore Giuseppe Luigi Cucca e la senatrice Julia Unterberger, stanno mettendo in questa direzione».

Aiuterà a contrastare questa piaga?

«Ne sono convinta: oltre al piano strategico per il contrasto della violenza di genere che prevede azioni integrate e ampie di prevenzione, abbiamo ritenuto necessario rinforzare gli strumenti normativi che permettono un intervento immediato per evitare l’escalation della violenza e per proteggere al massimo le donne sia dopo la denuncia sia quando si ravvisa un pericolo al quale queste donne e i loro figli sono esposti».

Citava la prevenzione, non crede sia importante iniziare a farla dalle scuole?

«L’azione educativa a scuola è fondamentale così come quella formativa nei confronti di chi prende in carico le donne vittime di violenza, dalle forze dell’ordine, alla magistratura, agli operatori sanitari, agli stessi insegnanti. Ma il tema della prevenzione è quello più generale di un cambio di paradigma culturale che elimini qualunque subcultura di prevaricazione del maschile sul femminile. Solo con il pieno raggiungimento delle pari opportunità, come chiede la Costituzione, possiamo creare le precondizioni perché la violenza contro le donne venga rimossa. Serve però un’azione strategica ed è per questo che col governo Draghi abbiamo voluto consolidare un processo integrato che impegni tutte le amministrazioni a tutti i livelli territoriali costruendo una rete anche con le associazioni del terzo settore, i centri antiviolenza e le case rifugio».

Per questa ragione nel Pnrr le pari opportunità sono un obiettivo strategico?

«È un tema decisivo. Mi lasci dire che oltre alla violenza fisica c’è anche quella economica: tante donne nel nostro Paese si trovano in condizione di totale subalternità finanziaria rispetto al compagno e spesso tacciono di fronte ai soprusi per paura o incertezza su come mantenersi autonomamente. È questa matrice che bisogna rimuovere incidendo in tutti i settori e investendo in parità di genere e in lavoro femminile. Strumenti importanti che abbiamo introdotto sono il reddito e il microcredito di libertà per aiutare le donne vittime a sostenersi nel percorso di uscita dalla violenza e per attivare l’inserimento lavorativo. La strada è lunga ma siamo determinati a percorrerla sino in fondo».

Massimo Ledda

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