Anche oggi la Sardegna è scesa in piazza con i farmacisti collaboratori in sciopero in tutta Italia. Dalle 11 centinaia di lavoratori (60 mila quelli coinvolti in tutto il Paese) stanno manifestando in via Roma, sotto il Consiglio regionale, per chiedere quello che definiscono “un diritto elementare”: il rinnovo del contratto scaduto il 31 agosto dello scorso anno e un salario dignitoso.

La protesta è promossa da Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil, e punta il dito contro Federfarma, la federazione dei titolari di farmacie private, accusata di rifiutare ogni confronto sul rinnovo del contratto collettivo.

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Un atteggiamento giudicato “inaccettabile” dai sindacati, tanto più in un Paese dove – ricordano – gli stipendi sono crollati del 7,5% in quattro anni, il dato peggiore dell’intera Eurozona.

«Nel Paese dove i salari affondano e le rendite crescono, c’è ancora chi nega il rinnovo dei contratti e continua a incassare soldi pubblici – denunciano i segretari regionali Nella Milazzo (Filcams Cgil), Monica Porcedda (Fisascat Cisl) e Cristiano Ardau (Uiltucs Uil) –. È inaccettabile arricchirsi sulle spalle dei lavoratori, e persino con risorse pubbliche che non vengono redistribuite tra chi ogni giorno garantisce un servizio essenziale».

Secondo i dati citati dai sindacati, nella bozza della manovra nazionale ci sarebbero 50 milioni di euro destinati a Federfarma, mentre i collaboratori – oltre ventimila in tutta Italia – attendono da anni un adeguamento salariale.

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La mobilitazione arriva in un momento delicato per il settore. Dal 1° gennaio 2026, le farmacie pubbliche e private saranno riconosciute a pieno titolo come strutture sanitarie del Servizio sanitario nazionale: un cambiamento che, sulla carta, accresce il ruolo e le responsabilità dei farmacisti. Ma, denunciano i sindacati, «aumentano i carichi di lavoro, non gli stipendi».

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Dietro il bancone, spiegano, ci sono professionisti che spesso rappresentano l’unico presidio sanitario in piccoli centri o quartieri dove il sistema pubblico è in crisi. Eppure, secondo i dati del Ministero dell’Economia, i titolari di farmacia restano tra le categorie con i redditi medi più alti d’Italia.

Da qui l’appello finale dei sindacati alla cittadinanza: «Sostenete la protesta: il 6 novembre evitate acquisti non essenziali in farmacia».

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