Ha iniziato con 45 milioni di lire: era l'inizio del 2002 (l'euro era appena entrato in vigore), quei soldi erano stati depositati da una coppia di conoscenti, lui invece che metterli sul libretto li portò a casa. I titolari del conto non si sono mai accorti di nulla, avevano fiducia, così in sette anni M.S., 44 anni, dipendente del Banco di Sardegna, ha rubato più di 300 mila euro ai due correntisti. Altri 372 mila invece li ha presi direttamente dal caveau della filiale di via Pantelleria, nel Quartiere del sole. In questo caso la fiducia non serviva: aveva le chiavi, poteva prelevare più o meno quando voleva. Risultato: un ammanco di quasi 700 mila euro, che due settimane fa il bancario ha ammesso, andando ad autodenunciarsi in Procura. Seguendo il consiglio del legale di fiducia Alberto Filippini, ha scelto di confessare tutto. Un pentimento che gli ha evitato l'arresto, ma che probabilmente non gli risparmierà il licenziamento oltre ai risvolti civili e penali: la magistratura ha aperto un fascicolo per appropriazione indebita aggravata.

I PRELIEVI All'inizio il funzionario credeva di poter restituire i soldi: la coppia di amici non gli chiedeva di vedere la lista dei movimenti sul libretto, lui aveva intenzione di vendere un appartamento nel giro di qualche mese, per coprire l'ammanco. E il gioco è andato avanti: ogni deposito di contante non andava sul conto corrente ma finiva su quello del quarantaquattrenne che però, proprio nel 2002, comincia a contrarre qualche debito. Vuole separarsi dalla moglie, dunque, deve comprare un altro appartamento. Poi ci sono le rate dell'automobile e uno stile di vita superiore alle proprie possibilità: abiti firmati, qualche viaggio all'estero. Ogni mese dalla sua carta di credito vengono prelevati 6-7 mila euro, anche se lo stipendio non supera i 1500. Ecco perché M.S. non riesce a restituire i soldi rubati ai coniugi, anzi. Raddoppia: ha la chiave del caveau della filiale, il direttore di via Pantelleria non immagina nulla, allora quando è solo apre la cassaforte e porta via i contanti. In tutto, nell'arco di sette anni, prende 372 mila euro.

L'ISPEZIONE Nessuno sospetta niente, lui tiene il segreto. Avanti così, fino all'inizio di febbraio, quando in banca arrivano gli ispettori per una verifica di cassa. Ha paura, crede che i controllori siano lì per lui, decide di raccontare tutto al suo avvocato. Che lo convince ad andare in Procura e confessare tutto, per evitare la conseguenza peggiore, cioè l'arresto. Il Banco di Sardegna invece avvia una procedura nella quale addebita il “prelievo irregolare di 372.500 euro”.

IL BANCO Un'ispezione che, come spiega il direttore generale dell'istituto di credito Natalino Oggiano, è ancora in corso. «Il fatto è venuto fuori durante una verifica ordinaria. Tutte le agenzie sono sottoposte periodicamente a controlli di questo tipo. Il dipendente, in seguito all'intervento degli ispettori, è andato ad autodenunciarsi». Ora andrà incontro alla conseguenza più ovvia, cioè il licenziamento: «La procedura è già iniziata. Il funzionario in questi casi viene denunciato e la sanzione prevista è la conclusione del rapporto di lavoro». Troppo presto invece parlare di risarcimento (per la coppia a cui sono stati sottratti 300 mila euro): «Prima dovrà finire l'ispezione, per verificare l'esatto importo e le modalità con cui sono stati rubati i soldi». Due passaggi su cui ora indaga anche la procura della Repubblica.

MICHELE RUFFI
© Riproduzione riservata