Probabilmente in pochi se lo immagineranno, eppure anche il nostro mare è in grado di produrre veri e propri cicloni tropicali che assumono tecnicamente il nome di "TLC" (Tropical Like Cyclone), quando si fermano allo stadio di depressione o tempesta tropicale, o "Medicane" (Mediterranean Hurricane) quando raggiungono a tutti gli effetti lo stadio di uragano.

Ovviamente si tratta di uragani che a stento raggiungono per qualche ora la prima categoria, con raffiche di vento comprese tra 118 km/h e 153 km/h e che quindi non possono essere paragonati a quelli ben più intensi che percorrono le latitudini equatoriali e tropicali.

Partiamo dal fatto che un ciclone è una regione in cui la pressione atmosferica è minore di quella delle regioni circostanti, tipicamente associata a cattivo tempo. Questi possono essere di tipo tropicale o extratropicale.

Le differenze tra queste due tipologie sono notevoli e riguardano, oltre agli esteriori aspetti morfologici, anche i meccanismi fisici di formazione e sviluppo.

Il ciclone extratropicale è la classica "perturbazione" con i fronti caldi, freddi e occlusi che noi conosciamo la cui origine è legata alla presenza ravvicinata di masse d'aria estremamente differenti che interagendo tra di loro lo alimentano.

I cicloni tropicali si formano solo a latitudini prossime all'equatore (tra i 10° e i 20° a nord e a sud d'esso) e presentano un aspetto ben distintivo se osservati dal satellite: un occhio centrale sgombro da nubi, con bande di sistemi nuvolosi che ruotano in senso antiorario (nel nostro emisfero) attorno ad esso.

Anche il meccanismo di formazione è notevolmente diverso perché dipende esclusivamente dal sole che, agendo su ampie superfici marine, ne determina una forte evaporazione, processo che mette a disposizione enormi quantità di vapore acqueo che condensano in nubi temporalesche e che continuano a richiamare area dalle zone circostanti.

Nel Mediterraneo la cosiddetta "transizione tropicale" di una normale perturbazione si verifica quando lo squilibrio termico tra le alte quote troposferiche e il mare è particolarmente elevato. Tale divario di temperatura produce forti moti convettivi e la formazione di imponenti temporali che in qualche modo risucchiano calore dai bassi strati riscaldando il nucleo ciclonico fino ad alte quote e conferendogli pian piano la caratteristica di tempesta tropicale o ancor peggio uragano.

Questi fenomeni sono chiaramente più probabili nella stagione autunnale, quando le temperature marine raggiungono anche i 27°C/28°C, tuttavia non sono rare ciclogenesi tropicali anche nei mesi invernali in occasione di intense avvezioni fredde in quota.

Fino ad ora sono stati riconosciuti e archiviati parecchi Tlc o Medicanes, il più recente è Qendresa, che tra il 7 e il 9 novembre 2014 ha sfiorato le coste meridionali della Sicilia.

Due anni fa, tra il 30 settembre e il 1° ottobre 2015, la Sardegna è stata attraversata da un TLC che non è riuscito a raggiungere lo stadio di Medicane ma che ha provocato nubifragi sui settori meridionali, alluvioni lampo in Gallura e Baronia e raffiche di vento fino a 100 km/h.

Aree esposte agli uragani
Aree esposte agli uragani
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