Il “mondo ministeriale” degli aeroporti in Italia va esattamente “al contrario”. Ignora leggi, trasforma opinioni personali in pareri ufficiali, trasforma sentenze di autorevoli Giudici contabili e civili in carta straccia. L’ultimo tentativo di “ribaltone” in tema di fusione aeroportuale, nella fattispecie quella sarda, lo mette nero su bianco un signore che di professione fa il capo ministeriale del dipartimento di una materia sconosciuta in Sardegna, quella della mobilità sostenibile.

Missiva segreta

Costantino Fiorillo, Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, direttore generale del Ministero guidato da Matteo Salvini, la lettera “segreta” finita nelle nostre mani l’ha scritta per davvero, incurante di sentenze e indirizzi politici. Come se il blocco dei voli e le tariffe aree alle stelle non fossero affar suo, alla vigilia del nuovo anno, si è “liberato” di quella che riteneva essere un’incombenza prioritaria del suo mandato. Il ventisette dicembre scorso, nel pieno del caos dei trasporti aerei nell’Isola, non ha avuto altro da fare che mettere nero su bianco il suo “verbo” sulla privatizzazione-fusione degli aeroporti sardi. A chiederglielo niente meno che F2i, il fondo finanziario che, in ogni modo, con la complicità della Camera di Commercio di Cagliari, sta tentando di “accaparrarsi” la governance pubblica delle porte d’ingresso dell’Isola. Un’operazione su larga scala per mettere sottochiave privata la gestione dei tre scali isolani, sottraendo alla Sardegna le chiavi d’accesso aeroportuale, da sempre fonte primaria per lo sviluppo e la crescita dell’Isola.

Americani & sudditi

La pianificata scalata dei fondi finanziari, dal colosso americano “Black Rock” alla stessa Fondazione Sardegna, la vecchia cassaforte del Banco di Sardegna, poi ceduto alla Bper, la banca popolare dell’Emilia Romagna, non si è mai fermata, nonostante le batoste a tutti i livelli incassate nell’ultimo anno. Il ministeriale Cav. Fiorillo non ama le gerarchie, poco gli importa se la Regione sarda e lo stesso Ministro dei trasporti, quello in carica, si fossero già espressi pubblicamente contro la privatizzazione e la fusione degli aeroporti sardi.

Quasi Ministro

Lui, anticipando persino la sonora bocciatura del Tribunale cagliaritano delle Imprese, si è spinto oltre, esprimendo, su carta intestata del Ministero, valutazioni da Ministro in pectore, come se puntasse ad anticipare, condizionandolo, il parere del suo vertice. È così che quella missiva, che pubblichiamo integralmente, è finita sul tavolo di F2i e della Camera di Commercio e per conoscenza proprio all’«ufficio di Gabinetto» del Ministro. Una missiva che si traduce in una sorta di “avanti tutta” per l’operazione già bocciata da Giudici e Corte dei Conti.

Mobilità inesistente

La formulazione della lettera è una porta in faccia alla grammatica burocratica. Scrive il direttore della Mobilità “inesistente”: «L'operazione, ( quella della fusione n.d.r.) inoltre, appare in linea con le finalità perseguite nel redigendo Piano Nazionale Aeroporti, che promuove la costituzione di reti aeroportuali, di diritto e anche solo di fatto, per incentivare sinergie, procedendo, così, alla razionalizzazione della rete di trasporto aereo nazionale, da intendersi in primo luogo come il miglior utilizzo dell'attuale capacità distribuita per assecondare le potenzialità del mercato». Si tratta della frase “chiave” che di fatto scavalca le competenze meramente burocratiche del direttore del Dipartimento. Il richiamo alle finalità del “redigendo” piano aeroportuale conferma, infatti, un giudizio quantomeno “bizzarro” sulla vicenda visto che da “grand commis” di Stato si sarebbe dovuto limitare a valutare atti e procedure vigenti senza esprimere giudizi e pareri, su procedimenti in itinere, non conclusi, non approvati e come tali non in vigore. In pratica il funzionario statale nella missiva inviata ai fondi finanziari privati e alla Camera di Commercio di Cagliari ha espresso opinioni “personali” nell’ambito di una procedura che obbliga il Ministro, invece, a dare un parere obbligatorio sulla vicenda. Entrare, con una comunicazione ufficiale e formale, nel merito di un piano aeroporti che “non esiste” ed avvallare, senza alcuno studio “terzo”, il presunto vantaggio economico della fusione-privatizzazione è un fatto senza precedenti. È la stessa premessa della missiva a sconfessarne il contenuto.

Oltre il confine

Scrive il direttore generale: «La documentazione pervenuta è stata analizzata da questa Direzione Generale, anche ai fini di quanto disposto dall'articolo 5 del DM n. 5217/1997, ovviamente sotto i profili squisitamente tecnico-giuridici». Una valutazione che doveva limitarsi, dunque, ai soli «profili tecnico-giuridici», sconfinata, invece, in valutazioni politiche e personali, come quelle relative ad un fantomatico “redigendo” piano aeroportuale inesistente sul piano giuridico. Ma è la stessa rappresentanza ministeriale ad essere messa in discussione.

Per conto suo

In pratica il dirigente, scavalcando di fatto il ruolo del Ministro, è intervenuto direttamente nella procedura in base all’art.5 del decreto ministeriale del 1997, che regola i Rapporti societari tra enti pubblici e privati nella gestione degli aeroporti. È fin troppo evidente che la rappresentanza esterna del Ministero non può che essere in capo al solo Ministro che detta gli indirizzi di governo in materia, sempre nel rispetto delle competenze, non solo legali ma anche quelle previste negli statuti e nelle norme vigenti. Il funzionario di Stato, ignorando del tutto i pronunciamenti della Regione sarda, della Corte dei conti, dell’Enac e dello stesso Tribunale di Cagliari si spinge oltre e scrive: «A seguito degli approfondimenti fatti, anche in tema di diritti dei soci come scaturenti dalla complessa operazione societaria che porterà alla costituzione della Nord Sardegna Aeroporti S.p.A. nel rilevare la correttezza dell'impianto generale dell'operazione, si rappresenta che il Patto parasociale che regolerà i rapporti tra i soci della citata Holding appare conforme ai dettami normativi previsti all'art. 5 del citato DM n. 521/1997».

Parere inutile

Un parere di fatto inefficace, visto che dovrà essere, semmai, il Ministro ad esprimere la posizione esterna del dicastero. La comunicazione del direttore, eludendo valutazioni di merito e ogni possibile argomentazione giuridica, finisce per ignorare e mettere in discussione quanto già affermato dai Giudici della Corte dei Conti e lo stesso Tribunale di Cagliari nell’ultima sentenza del 28 dicembre scorso. Fiorillo, infine, si spinge oltre e arriva ad affermare: «l'attività coordinata di poli di una stessa rete territoriale può portare una gestione più razionale delle diverse componenti di traffico, con il risultato di incrementare l'offerta».

Solo affari privati

Peccato che molti studi abbiano abbondantemente dimostrato il contrario: il monopolio privato della gestione degli aeroporti, ancor peggio in una regione insulare, produce solo un effetto speculativo, in grado di contrarre sia il mercato che l’attrattività territoriale. A questo si aggiunge una valutazione prioritaria sulla gestione degli scali aeroportuali: affidare le chiavi delle porte di casa, come sono gli aeroporti, a soggetti esterni, che hanno per giunta interessi in altri scali, potrebbe favorire altri mercati a scapito proprio della Sardegna e del suo sviluppo turistico. Basterebbe pensare alle dichiarazioni rese dagli aspiranti “colonizzatori” degli aeroporti sardi in relazione alla presenza delle low cost nello scalo di Alghero. In una posizione ufficiale affermarono: «se gli operatori turistici vogliono le compagnie aeree a basso costo se le paghino». È evidente che i fondi privati, in questo caso indebitamente avallati dalla Camera di Commercio, come hanno sostenuto Tribunali e Corte dei Conti, penserebbero solo ai loro affari e non certo allo sviluppo del territorio.

Corte dei Conti docet

Del resto lo ha sentenziato, apertis verbis, la Corte dei Conti bocciando senza appello l’operazione. Scrivono i Giudici contabili: «In conclusione, può affermarsi, in linea con il pronunciamento del Consiglio di Stato, che una partecipazione societaria, non può prescindere dalla valutazione dei “bisogni della collettività di riferimento”, che, nella delibera in esame, non risulta sufficientemente approfondita e vagliata dalla Camera di commercio che si è focalizzata piuttosto sulla asserita infungibilità dell’interlocutore (“Ligantia”) individuato per concludere l’operazione. Tale circostanza assume valore assorbente e prevalente in relazione agli altri requisiti che risulta carente anche sotto il profilo della sostenibilità finanziaria e della convenienza economica».

Avallo o sconfessione

Come dire: l’operazione non risponde ai bisogni della collettività sarda, pensa solo al monopolio degli aeroporti, non è sostenibile sul piano finanziario, non ha alcuna convenienza economica. Ora la posizione dello Stato è nelle mani del Ministro, con un dilemma: avallare o sconfessare il Cavalier Costantino Fiorillo, direttore della mobilità, compresa quella “insostenibile” della Sardegna.

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