La Habana, tra bloqueo e rivoluzione
La Habana si sveglia prestissimo la mattina. Al Vedado, Habana Vieja, alla Lisa, Marianao, al barrio 10 Octubre. Un brulicare incessante di macchine anni 50 (non tante come prima), Fiat 124, automobili moderne, camion, carri, biciclette, motocicli vari e guagua. Nei marciapiedi giovani studenti e gente indaffarata. Che cerca di vivere dignitosamente, nonostante le sofferenze. Dovute principalmente ad un bloqueo che dura da 63 anni, ulteriormente inasprito dalle ultime decisioni di Biden, che hanno posto ulteriori rigidi vincoli al popolo cubano. Soprattutto in materia di immigrazione. Le aperture di Obama sono solo un pallido ricordo, Trump e Biden hanno riportato indietro l'orologio della storia.
Dalla dirimpettaia Florida le lobby dei dissidenti cubani, alcune con legami evidenti con la CIA, continuano l'incessante propaganda (anche sui social) contro il governo cubano. Sono figli e soprattutto nipoti di coloro che ai tempi di Batista osteggiarono i Barbudos di Fidel Castro: ex proprietari terrieri e di immobili, che la Rivoluzione ha espropriato e reso pubblici, sulla base di un risarcimento. Indennizzo mai accettato dai vecchi proprietari, che da anni vorrebbero tornare. E soprattutto riacquistare i loro antichi privilegi. La propaganda più ammaliante è il denaro proposto da queste lobby.
Una sirena che parte da Miami. Con la quale bisogna fare i conti. I giovani, quelli che la Rivoluzione l'hanno conosciuta solo nei testi, sono forse i più sensibili. Sarebbe inutile nasconderlo, ma non sono certo la maggioranza. Una nuova classe dirigente infatti sta prendendo le redini del Paese. Sono indubbiamente colti e preparati. Hanno studiato in università prestigiose come quella di La Habana, riconoscibile da una bellissima e imponente scalinata. A poche centinaia di metri dall'imponente (e famoso) albergo Habana Libre. Ubicato tra vie larghissime, dove il traffico è il più caotico della capitale. Mentre nelle calle adiacenti si possono trovare case di "renta" molto accessibili per i turisti: pulite e ordinate. Soprattutto a prezzi modici: dai 15 ai 25 euro al giorno. Di turisti ce ne sono tanti, compresi gli italiani. Ma non come ai bei tempi. Due anni di pandemia hanno procurato disastri. I prezzi dei ristoranti, a parte alcuni, sono tuttavia molto convenienti per l'euro. E dieci euro infatti, se si sta attenti, bastano per mangiare un'aragosta. Ancora di meno per un pargo, una sorta di orata locale. Dalla carne prelibata. Locali a prezzi contenuti anche al barrio Chino.
Sarebbero invece da evitare quelli proposti dal circuito turistico: i più cari. In tutti (e nell'atmosfera) si nota comunque la tipica allegria cubana, unità alle notevoli difficoltà del momento, in cui Il popolo si ingegna e adatta a tutto. Se proprio si dovesse fare un confronto con l'Italia, si potrebbe affermare che caratterialmente gli habaneri assomigliano ai napoletani: creativi e fantasiosi anche nella sofferenza. Ma in realtà sarebbe meglio non generalizzare. Specie in un universo come quello di La Habana: variegato di personalità e versatilità culturali. Troppe per essere ridotte a luoghi comuni.