Per la prima volta è tornato in carcere da uomo libero e innocente. Beniamino Zuncheddu ieri si è presentato a Uta per raccogliere le firme a sostegno della proposta di legge che porta il suo nome sul risarcimento per le vittime della giustizia. Una battaglia sostenuta anche da Gaia Tortora, giornalista e figlia di Enzo, anche lui arrestato e poi riconosciuto innocente, e da Irene Testa, garante per i detenuti in Sardegna, che ieri hanno accompagnato a Uta l’ex allevatore di Burcei di 64 anni insieme agli avvocati Mauro Trogu ed Enzo Bonesu.
La storia di Beniamino Zuncheddu ha fatto il giro d’Italia: condannato all’ergastolo per aver ucciso tre persone nel 1991 a Sinnai, grazie alla revisione del processo è stato riconosciuto innocente e scarcerato. Ora si batte per avere un indennizzo dallo Stato. E la proposta di legge a suo nome va proprio verso questa direzione. «Era emozionato, ha salutato i carcerati della sezione che abbiamo visitato, che a loro volta gli hanno chiesto aiuto. La raccolta di firme proseguirà nei prossimi giorni, la visita di Beniamino in carcere a Uta è stato un segnale forte». (red. pro.)
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