«L’Autonomia è un’assunzione di responsabilità». A dirlo, nel 2014, fu l’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. A ribadirlo, undici anni dopo, è Luca Zaia, governatore uscente del Veneto, leghista, in vetta a ogni tipo di sondaggio di gradimento sia sulla persona che sull’operato: «È una vera scelta di modernità»», ha detto Zaia a margine della presentazione a Porto Rotondo del suo ultimo libro, “Autonomia, la rivoluzione necessaria”. «Non possiamo dire di aver raggiunto l’obiettivo, visto che il modello gestionale di questo Paese, il centralismo, ha fallito. C’è un’Italia a due velocità. Trovo immorale e poco etico che ci siano cittadini che per curarsi devono andare fuori regione, che ci siano un sacco di disservizi. In un modello privato l’Autonomia viene applicata giorno e notte: non capisco perché non si faccia tesoro di quel che è successo in Paesi come gli Stati Uniti, la Svizzera, la Gran Bretagna, l’Australia. Guarda caso, tutti Paesi dove vanno i nostri giovani».
In Sardegna ha dato secondo lei le risposte che doveva dare?
«Penso che viviate in un’Isola strepitosa, perché rappresenta la sublimazione di quel che vuol dire identità, storia, cultura e popolo. Ma rigiro il problema: che cosa sarebbe stato della Sardegna se non avesse avuto anche questa poca Autonomia?».
In che senso?
«Non voglio neppure immaginare cosa sarebbe stato della Sardegna, e a dirlo è un governatore di una Regione a Statuto ordinario. Penso che dobbiamo puntare alla massima dose di Autonomia per le nostre comunità. Dobbiamo essere ossessivi nel controllo della spesa pubblica, lavorare per budget come nelle aziende e fare in modo di ridurre le catene decisionali. Cioè abbattere l’ufficio complicazioni affari semplici di questo Paese».
Lei disse che sull’Autonomia la governatrice sarda Todde ha una visione sganciata dalla realtà.
«Non sono uno che ama fare polemiche. Fare il governatore è tra i mestieri più belli e difficili al mondo. Non vado a fare le pulci in casa altrui, ma non mi batto perché gli altri non abbiano più Autonomia. Se la Sardegna ne chiede di più io sono tra i primi a sostenere una richiesta del genere perché la trovo legittima. Anche perché non è un progetto contro il Sud ma a favore di tutte le comunità. C’è una questione meridionale va risolta, c’è anche una questione settentrionale».
Qui c’è un tema aperto che riguarda l’Insularità. La Sicilia guadagnerà il ponte sullo Stretto e la Sardegna?
«Penso che sia legittimo che un’Isola come questa, che potrebbe essere il salotto buono anche per i vertici internazionali, rivendichi collegamenti migliori e trasporti più efficienti. Il Governo dovrà essere sensibile a queste richieste che dipendono dalle istituzioni sarde».
Lei sta chiudendo il secondo mandato. Che cosa farà?
«C’è in ballo la Lista Zaia, che non un soggetto politico, ma un contenitore che dà risposte a molti cittadini. L’ultima volta ha preso il 45%, tutto il centrodestra il 78. Sono sempre stato concentrato sul Veneto, tanto da rinunciare a un seggio al Parlamento europeo per tenere fede alla parola data».
In Sardegna la Lega governava con il Psd’Az. Ora non avete più neppure un seggio.
«Faccio l’amministratore, non seguo i territori. Ognuno deve fare il suo mestiere, io faccio il mio. Penso che però si debba creare le basi per ricostruire».
Lei ha chiesto lo Statuto speciale per Venezia. Vuole fare il sindaco della Serenissima?
«Ho chiesto il riconoscimento che stanno dando a Roma: si sta cambiando la Costituzione per Roma Città Stato. Ho chiesto le stesse modifiche per Venezia città storica. Io sindaco di Venezia? Se ne dicono tante, ma non so che cosa farò».
RIPRODUZIONE RISERVATA
Questo contenuto è riservato agli utenti abbonati
Per continuare a leggere abbonati o effettua l'accesso se sei già abbonato.
• Accedi agli articoli premium
• Sfoglia il quotidiano da tutti i dispositivi