Milano.

Inchiesta urbanistica: Catella chiede la revoca dei domiciliari  

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Poco più di un'ora al Tribunale del Riesame. Il re del mattone Manfredi Catella si è presentato davanti ai giudici milanesi per discutere il suo ricorso contro gli arresti domiciliari, sei giorni dopo che gli ultimi tre arrestati, tra cui l'ex assessore Giancarlo Tancredi, sono tornati liberi. Il patron di Coima risponde di corruzione e induzione indebita per l'episodio del Pirellino, nell'inchiesta sull'urbanistica milanese.

Sulla sua posizione, i giudici devono decidere entro venerdì. Per l'aggiunta Tiziana Siciliano e i pm Marina Petruzzella e Paolo Filippini, in team con Mauro Clerici e che hanno depositato una memoria, Catella ha un «modo padronale, al limite dell'inverosimile, e fuori dalla legge, di interagire con la pubblica amministrazione, servendosi come tramite dell'assessore Tancredi, del direttore generale Malangone e del sindaco Sala, che tratta come suoi dipendenti maldestri e poco efficienti». Sottolineano il «comportamento autoritario, pressante e minaccioso» di Catella in merito alla vicenda del Pirellino. Insistendo per la conferma della misura, i pm osservano che «le esigenze cautelari permangono al di là delle dimissioni dello stesso dalle cariche in seno a Coima», in quanto «il patron di Coima è stato «sempre in strettissimo contatto con i vertici della politica e del Comune» del capoluogo lombardo.

Chiedendo la revoca dei domiciliari, Catella fa sapere che la fattura da 28.500 euro emessa dallo studio di Alessandro Scandurra nei confronti di Coima Sgr «non è affatto falsa», a differenza di quanto sostenuto dal gip, per il quale era «funzionale unicamente a giustificare» il patto tra Catella e l’ex membro della commissione Paesaggio.

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