Santa Cristina e Sant’Elia, è arrivata l’ora della mobilitazione. A Santa Cristina oggi alle 20 è previsto un flash mob, manifestazione a Cagliari domani a partire dalle 10 su iniziativa dei comitati del Sud Sardegna promotori della Pratobello 24.
Il caso Sant’Elia
I 37 ettari di fotovoltaico nei terreni militari messi a bando, sul colle di Sant’Ignazio a Sant’Elia, indignano tutti. E mentre la presidente della Regione Alessandra Todde ha invitato il Governo al rispetto dei patti, visto che l’accordo Stato-Regione del 2008 prevede la dismissione di quelle aree, il presidente del Consiglio regionale Piero Comandini ha scritto una dura lettera al titolare della Difesa Guido Crosetto: mercoledì, ospite a Decimomannu assieme al capo dello Stato Sergio Mattarella, anche a causa di un impegno, il ministro non ha potuto fare il punto della situazione. Una prima manifestazione è stata organizzata in contemporanea alla visita di Crosetto dal comitato Libera Karalis. Contro l’invasione fotovoltaica a Sant’Ignazio domani dalle 10 in viale San Bartolomeo invece c’è un flash mob dei comitati del Sud Sardegna Pratobello24. Il nodo della questione, per i promotori è il disegno di legge 1887, presentato alla Camera il 21 maggio 2024 e ora in esame alla Quarta Commissione Difesa. «Prevede la modifica dell’articolo 15 e l’aggiunta dell’articolo 15 bis del Codice dell’ordinamento militare», dice Michele Zuddas, avvocato da sempre vicino alla Rete Pratobello, «attribuendo allo Stato la “competenza esclusiva” sulle aree militari, comprese le dismesse, e la possibilità di installare impianti energetici (eolici, fotovoltaici, accumulo, scorie nucleari) in deroga alle norme regionali paesaggistico-urbanistiche». Ma che cosa significa tutto questo? «Supremazia statale: in presenza di aree militari dismesse (anche parzialmente), lo Stato decide dove, come e con chi realizzare impianti, senza vincoli regionali. Marginalizzazione delle Regioni: la Regione può solo esprimere un parere. Rischio Sardegna: con oltre il 60% del territorio regionale sottoposto a servitù militare, moltissime aree strategiche rischiano di essere ricondotte deposito di scorie nucleari o hub energetici sotto concessioni statali o a privati», chiude Zuddas, «senza controllo locale».
Oggi a Santa Cristina
Oggi dalle 20, intanto, il Presidio permanente del Popolo Sardo sarà protagonista di un flash mob a difesa di un monumento sacro per l’identità sarda, appunto il pozzo di Santa Cristina. Risuoneranno le note di Procurad’e Moderare «e i tamburi di guerra rulleranno per la nostra madre terra», scrivono gli organizzatori. Nell’area intorno, infatti, c’è il rischio di un’invasione di pale eoliche, l’ennesimo attacco al cuore dell’Isola. Ai militanti nei gruppi che hanno sostenuto la legge di Pratobello, a un anno esatto dagli scontri con la Polizia nel porto di Oristano all’uscita dei tir con le maxi turbine, non resta che riprendere a manifestare. E quello di stasera a Santa Cristina non sarà altro che la prima tappa della rivolta, che sfocerà - il 15, 16, 17 e 18 luglio – nella marcia da Santa Cristina a Barumini, altro luogo simbolico della storia sarda. «Non è più il tempo dell’indifferenza», dice Davide Fadda, portavoce del Presidio del Popolo Sardo. «Quello che sta avvenendo in Sardegna è un qualcosa che può pregiudicare per sempre il domani. Saremo a Santa Cristina, nel cuore identitario dell’Isola, attorno alla sacralità ancestrale della fecondità, dove la luna in equinozio proietta il suo riflesso in un’atavica connessione energetica. E ci saremo al tramonto per ricomporre l'alba».
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