I salari dei lavoratori sono troppo bassi, molte famiglie sono in difficoltà, stentano, e questo è «un grande problema per l’Italia». È l’ora di prenderne atto e fare qualcosa perché le paghe italiane, tra le più basse dei grandi Paesi europei, sono parte e concausa del problema demografico e dell’inarrestabile fuga dei cervelli all’estero.
L’allarme
È allarme salari per il presidente della Repubblica che quest'anno ha deciso di ricordare la festa dei lavoratori da una fabbrica farmaceutica, la Bsp di Latina. Sergio Mattarella ha gettato un sasso nello stagno con il suo richiamo, ma in realtà l’acqua da tempo non è immobile: il problema dei salari fermi fa già parte di un vivace dibattito politico con la richiesta delle opposizioni di introdurre un salario minimo adeguato e con gli sforzi dei sindacati che chiedono l’adeguamento dei contratti dei lavoratori ad un costo della vita galoppante.
Il capo dello Stato parte subito forte e da Latina fa capire che il suo non sarebbe stato un discorso di routine tornando a chiedere fatti e non parole per contrastare l'altissimo numero di incidenti sul lavoro che segnano di nero praticamente ogni giorno del calendario, «è una piaga che non accenna ad arrestarsi e che, nel nostro Paese ha già mietuto, in questi primi mesi, centinaia di vite, con altrettante famiglie consegnate alla disperazione».
L’incidente
Ieri si è registrata un’altra vittima. Un operaio di 35 anni è morto in un cantiere a Soresina, in provincia di Cremona. La vittima, un gruista, si trovava vicino al suo mezzo quando avrebbe azionato per errore, forse nel tentativo di prendere qualcosa nell'abitacolo, la benna del suo Bobcat e la pala lo avrebbe agganciato per poi continuare verso il basso senza che nessuno potesse fermare il braccio meccanico. L'uomo, di nazionalità egiziana, residente in provincia di Brescia, è morto sul colpo.
Il messaggio
«Non sono tollerabili - prosegue il presidente - né indifferenza né rassegnazione. È evidente che l'impegno per la sicurezza nel lavoro richiede di essere rafforzato. Riguarda le istituzioni, le imprese, i lavoratori». In sostanza, aggiunge tra gli applausi «il lavoro non può essere morte ma solo dignità per tutti».
Ma è solo un assaggio perché Mattarella vuole dire forte quanto altri sussurrano, snocciola dati che certificano l’entità del problema, non usa giri di parole per mettere al centro del dibattito politico ciò che definisce «una questione nazionale».
I dati forniscono «segnali incoraggianti sui livelli di occupazione», premette ben sapendo che questi registrano un grande aumento del precariato e di contratti a breve se non brevissimo termine. Il dato che spaventa è un altro e il presidente lo cita: «Permangono aspetti di preoccupazione sui livelli salariali, come segnalano i dati statistici e anche l'ultimo Rapporto mondiale 2024-2025 dell’Organizzazione internazionale del lavoro. L'Italia «si distingue per una dinamica salariale negativa nel lungo periodo, con salari reali inferiori a quelli del 2008», nonostante l'avvenuta ripresa a partire dal 2024. Questo mentre, a partire dal 2022, la produttività è cresciuta».
I migranti
Poi Mattarella tocca un altro tema caldissimo, quello dei salari dei migranti, ancora meno dignitosi. «Il trattamento dei migranti - con salari che, secondo l'Oil, risultano inferiori di un quarto rispetto a quelli dei connazionali - se non con fenomeni scandalosi come il caporalato, va contrastato con fermezza». E cita Papa Francesco: «Non venga mai meno il principio di umanità». C'è tempo per un invito alla politica: sappia dialogare con le forze sociali, con i sindacati. Anche questo è «un tema fondamentale nell'agenda pubblica».
Il Governo
Un segnale in vista della Festa del Lavoro. È quello che Giorgia Meloni punta a dare e per il quale il governo è a caccia di risorse da destinare in primis alla sicurezza. «Pensiamo a interventi concreti - dice la premier dalle colonne del Corriere - perché è inaccettabile che ogni giornata sia scandita da morti e infortuni».
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