Un conclave che si prospetta breve, dice il cardinale di Baghdad, Louis Raphael Sakò: e così si comincia a scommettere su quale potrà essere la fumata decisiva. Forse già la quinta come fu per Bergoglio, nel 2013 dopo appena due giorni di conclave (anche se poi fu ricostruito che la quinta votazione venne annullata per un errore procedurale, e quindi l’elezione effettiva arrivò alla sesta).
Si entra nella Cappella Sistina il 7 maggio alle 16:30, dopo la “Missa pro eligendo pontifice” del mattino, e subito si procede alla prima votazione. Dal giorno successivo, saranno quattro al giorno, due al mattino e due al pomeriggio, finché non si raggiungerà il quorum dei due terzi. Ogni votazione, una fumata. Secondo il pronostico di Sakò, il nuovo Papa potrebbe arrivare dunque già l'8 sera, oppure il 9 maggio. Solo ipotesi, ma un'occhiata ai precedenti indica che tutte le elezioni dei Papi nell'ultimo secolo sono state caratterizzate da brevità e rapidità. Dall'inizio del Novecento i conclavi sono stati dieci, si va verso l'undicesimo. Tra questi solo quello del 1922, che elesse Pio XI (il cardinale Achille Ratti), si protrasse fino al 14esimo scrutinio in cinque giorni.
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