Usa.

Raid anti narcos, Hegseth non ordinò di ucciderli tutti 

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Washington. Pete Hegseth è sempre più in bilico. Anche se l'ammiraglio Frank Bradley, colui che secondo il segretario della Difesa americano avrebbe ordinato il secondo attacco mortale contro una «nave della droga» nei Caraibi il 2 settembre, l’ha scagionato. Dopo oltre due ore di audizione alle commissioni difesa e intelligence di Camera e Senato, l'alto comandante della marina Usa ha rivelato che il capo del Pentagono non ordinò di «uccidere i sopravvissuti» e affondare l'imbarcazione colpita.

Non solo: per il democratico Jim Himes, Bradley ha rivendicato il secondo raid e difeso la sua decisione. I due che si erano salvati dal primo attacco «erano obiettivi legittimi, avrebbero potuto continuare a trasportare droga», ha detto l'ammiraglio ai parlamentari.

Dichiarazione che, però, per il democratico non sta in piedi. «Ogni americano che guardi il video che ho visto io vedrà l'esercito Usa attaccare dei marinai naufraghi: cattivi, sì, ma sempre naufraghi», ha detto Himes, definendo il filmato «una delle cose più preoccupanti che abbia mai visto da quando sono al Congresso».

La richiesta

Un altro democratico, il senatore Mark Warner, ha chiesto che Hegseth si dimetta o venga licenziato per le conclusioni di un rapporto del dipartimento della Difesa sulle chat di Signal, da poco diffuse.

L'ispettore generale del Pentagono ha stabilito che, condividendo sull'app di messaggistica i piani militari per gli attacchi americani in Yemen, Hegseth avrebbe potuto «mettere in pericolo i soldati e la missione Usa». Tuttavia, prosegue il rapporto, le sue azioni non hanno violato le norme governative sulle informazioni classificate.

Per l'opposizione questa è una pura tecnicalità e non giustifica il comportamento «inadeguato» di Hegseth. E non sono solo i democratici a infastidirsi. Trump continua a difenderlo in pubblico, ma tra i repubblicani cresce la frustrazione: in molti stanno perdendo fiducia nelle sue capacità.

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