Strategie politiche contrapposte, sul filo dei pareri legali. Scossoni e incertezze. Si muove di tutto un po’ nel sistema regionale dell’acqua, un futuro che sembrava tracciato dal 2013, con tanto di sigillo messo dall’Unione europea. Entro il 31 dicembre, secondo quel patto siglato sull’asse Cagliari-Bruxelles, andava pubblicata la gara con cui affidare la gestione della risorsa idrica per i prossimi trent’anni. Invece il 4 novembre scorso è arrivato il ribaltone: niente bando internazionale, tutto resta com’è. Abbanoa tiene in mano il servizio, in cambio di 222 milioni di euro alla Regione.
Passo a due
A disegnare il nuovo destino ci ha pensato Egas, l’ente che il sistema dell’acqua lo regola, stabilisce le tariffe e supervisiona Abbanoa. Nessuna decisione solitaria, però. Dietro la mossa c’è l’imprimatur di Alessandra Todde che mercoledì ha stretto alleanza col centrodestra pur di confermare alla presidenza l’uscente Fabio Alberi, co-protagonista della gara bloccata. Pd e Progressisti si sono messi di traverso, patto Todde saltato. Oggi nuovo tentativo, a meno di un rinvio alla prossima settimana chiesto dai dem.
Le tappe
I 222 milioni sono, con gli interessi, i soldi che la Regione ha versato ad Abbanoa dal 2013 per strapparla al default. Fu Cappellacci ad avviare da governatore il piano di salvataggio. Abbanoa, voluta da Soru e operativa dal 31 dicembre 2005 per evitare lo spezzatino del servizio, partì malissimo: da Esaf e dagli operatori territoriali non ereditò nemmeno gli elenchi degli utenti. La società faticava pure a emettere le bollette e ogni anno macinava un rosso tra i 10 e i 12 milioni. La capitalizzazione della Regione era di fatto un aiuto di Stato. Ma siccome l’acqua è un bene primario, Bruxelles digerì il sostegno finanziario pubblico ponendo come contropartita lo stop anticipato alla gestione di Abbanoa. Al 31 dicembre 2025 anziché alla fine del 2028. Di qui l’obbligo del bando entro quest’anno per riassegnare il servizio.
Soluzione ipotizzata
Sarebbe spettato ad Egas, istituto nel 2015, il compito di pubblicare la gara. Invece con la trovata dei 222 milioni l’imposizione di Bruxelles diventa carta straccia perché si fa venir meno il presupposto dell’aiuto di Stato, sostengono l’ente di controllo e la Regione, in virtù dei pareri legali richiesti. Todde, in più, tifa per la proroga ad Abbanoa «in nome dell’acqua pubblica da difendere». Fuori e dentro il Campo largo, però, il timore è che in punta di diritto possa succedere di tutto, inclusa l’apertura di una procedura di infrazione da parte di Bruxelles.
Nuovi assetti
Di sicuro c’è che negli anni sono cambiati gli assetti in Abbanoa. Inizialmente la Regione partì con il 14,49%, secondo azionista dietro il Comune di Cagliari, al 17,93, e davanti a Sassari, al 13,18. A furia di versare soldi la partecipazione è salita al 70,94%. Cagliari è sceso al 6,30, Sassari 4,63. Il resto delle quote lo detengono le altre 340 amministrazioni locali che sono dentro la spa. Ma se in Abbanoa vige la regola del voto ponderato, in Egas tutti valgono uno. Ciò che serve a bilanciare lo strapotere della Regione che quel 70 e rotti per cento nemmeno potrebbe detenerlo. Il limite fissato dalle legge non va oltre il venti. Hanno storto il naso pure Anac e Antitrust, le autorità per l’anticorruzione e la concorrenza rispettivamente. Insomma, la questione è delicata. In Abbanoa – 1.400 dipendenti e altri 400 in arrivo dal settore depurazione da internalizzare – sono coperti e allineati con Egas e Regione. Il bilancio 2024 l’hanno chiuso con un patrimonio netto di 340 milioni. Dicono di incassarne uno al giorno. Quindi di poterne pagare 222 alla Regione, senza rischiare nulla.
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