Il caso

Il Ministero conferma: «Non abbiamo trovato i missili finiti in mare» 

Confermate le limitazioni alla navigazione davanti alla costa di Ogliastra e Sarrabus 

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«Non è stata ottenuta la localizzazione certa dei manufatti». Tradotto: persi. Non si trovano, e al ministero della Difesa non sanno dove siano, i due missili – un Aster 30 e uno Stinger – che risultano inabissati davanti alla costa del poligono di Quirra. Sono lì, da qualche parte, dalla fine di maggio, quando era andata in scena un’esercitazione armata, al termine della Joint Stars, che doveva testare le capacità del sistema in risposta a un attacco missilistico e di droni. Era stata dimostrata «l’efficacia della difesa aerea integrata»: così, almeno, era scritto in una nota stampa diramata dall’Esercito. In realtà, si apprende adesso, non si sa nemmeno se i due ordigni siano sul fondo del mare ancora integri – e carichi – o se siano esplosi nell’impatto contro la superficie.

Lo Stato maggiore

Dopo mesi di silenzio istituzionale e di voci che si rincorrevano sulla base di ordinanze di interdizione alla navigazione emesse dalla Guardia costiera, a fare chiarezza arriva una nota dall’ufficio del Capo di Stato maggiore della Difesa. In premessa viene spiegato che «la ricerca, il ritrovamento e il recupero dei due manufatti (i due missili, ndr ) rappresentano una priorità per le Forze Armate». Tanto che a recuperarli ci hanno provato non una, ma due volte: «Le attività finora svolte si sono articolate in due fasi distinte: la prima tra giugno e luglio 2025, la seconda tra agosto e settembre 2025, con l'impiego di unità specialistiche della Marina Militare e di un operatore commerciale». Ossia la Leonardo Spa, che aveva messo a disposizione i suoi mezzi. Il risultato non è stato però soddisfacente: «Nonostante tali operazioni, non è stata ottenuta la localizzazione certa dei manufatti. Pertanto», continuano dallo Stato maggiore, «in applicazione del principio di massima precauzione, le ordinanze relative restano in vigore, sebbene le profondità delle aree interessate siano ben superiori ai 110 metri». Alla Difesa non si danno per vinti: «Una nuova campagna di ricerca sarà avviata al più presto», assicurano, «con l’obiettivo di recuperare i manufatti o di accertarne l’eventuale distruzione in seguito all’impatto con il mare. Solo al termine di queste verifiche sarà possibile procedere con l’annullamento delle ordinanze in essere».

I provvedimenti

I documenti citati sono affissi nella bacheca dell’ufficio circondariale marittimo di Arbatax. I primi portano la data del 30 maggio e del 3 giugno: sono le ordinanze che interdicono la navigazione in ampi specchi di mare intorno al punto nel quale si supponeva fossero caduti lo Stinger e l’Aster 30, missili che insieme valgono quasi tre milioni di euro. Erano stati sparati contro radiobersagli nella proposizione simulata di un attacco russo. Un Aster avrebbe centrato il bersaglio, l’altro no. Lo Stinger faceva parte di una batteria che era stata indirizzata contro dei droni. Sono finiti in acqua. In profondità e al largo, ma non dove si pensava che fossero. Intanto sono state avviate altre campagne di monitoraggio e bonifica davanti a Quirra. Il risultato? Sono stati individuati altri nove oggetti «potenzialmente pericolosi» a coordinate diverse, adagiati su fondali che vanno dai 40 ai 1654 metri di profondità. Davanti a quel tratto di costa del Sarrabus chi cerca bombe ne trova. Ma dei due missili no, pare non esserci traccia.

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