No al riarmo, più occupazione, più investimenti nella salute dei cittadini, pensioni adeguate e rispetto dei diritti. Una marea di bandiere rosse della Cgil ieri in piazza del Carmine a Cagliari per lo sciopero generale. Lavoratori, studenti e pensionati; un migliaio di persone hanno manifestato per dire “no” alla legge di bilancio nazionale. E di mattina, appena terminata la prima fascia di garanzia, sono stati una decina i treni cancellati nell’Isola.
Le risorse
«Siamo qui, come in altre 52 piazze italiane, per dire no a una legge di bilancio sbagliata, caratterizzata dal binomio riarmo e austerità», dice Daniela Barbaresi, segretaria nazionale del sindacato. «Noi chiediamo che le risorse non vengano destinate agli armamenti, alla difesa, ma ai bisogni delle persone, a partire da un servizio sanitario capace di garantire davvero la salute dei cittadini. Servono poi risorse per le politiche di sviluppo, perché i lavoratori non siano costretti a salire sui tetti o nei silos dei loro luoghi di lavoro per difendere i loro diritti. In questa giornata di mobilitazione, lavoratori e pensionati vogliono che venga affrontata con forza la questione salariale e delle giuste pensioni, esattamente l’opposto di quello che sta facendo il Governo, che costringerà le persone ad andare in pensione più tardi e con assegni da fame. Ancora, c’è bisogno di affrontare la questione della sanità pubblica, da troppi anni sottofinanziata e che oggi rischia il collasso».
Le crisi
Dice Fausto Durante, segretario regionale della Cgil: «Ai motivi dello sciopero generale nazionale, in Sardegna aggiungiamo il tema delle gravissime crisi industriali che stanno toccando tutta l’Isola e tutti i settori. Poi la sanità, che non trova soluzione e costringe tanti cittadini e tanti professionisti e operatori a lavorare e vivere in condizioni d’emergenza. Inoltre, non dimentichiamo le infrastrutture, la mobilità, i trasporti, la continuità territoriale».
Per quanto riguarda la manovra del governo Meloni, prosegue Durante, «siamo contrari a una legge che penalizza il mondo del lavoro, non dà risposta alla drammatica questione salariale e al problema dei redditi troppo bassi per lavoratori e pensionati. Non ha misure di politica industriale in grado di far ripartire il sistema produttivo ed economico del Paese. C’è un ritrarsi dello Stato da tutto ciò che una volta era servizio pubblico e in più c'è una velocissima e rapida concentrazione verso le spese militari e il riarmo. È una scelta che noi non condividiamo e stiamo in piazza per cambiare».
I dati
Ricorda la Cgil sarda che secondo dati Bes Istat, il rischio povertà in Sardegna è sensibilmente più elevato della media italiana: nel 2024 è del 25,7% contro 18,9%. Il reddito disponibile lordo pro capite era di 19.064 euro a fronte dei 22.374 euro medi nazionali e lo scorso anno è cresciuto il numero di famiglie che dichiara di arrivare con difficoltà a fine mese: 14,7% (+0.8%), un dato più elevato di quasi 9 punti percentuali rispetto alla media italiana (5,8%).
I giovani sono sempre più penalizzati: il tasso di occupazione tra i 18 e i 29 anni si ferma al 34,1%, inferiore al dato medio nazionale (43%) e in sensibile calo rispetto all'anno precedente (-2,6%, la contrazione in Italia è dello 0,3%).
Per quanto riguarda le pensioni (dati Inps), al 1° gennaio 2025 il 71,6% non arriva ai 1000 euro (è il 62% nella media italiana) e l'importo medio è poco più di 900 euro, a fronte dei circa 1100 nazionali. Il riflesso di questo quadro generale è la rinuncia alle cure da parte del 17,2% dei cittadini sardi, il dato peggiore in Italia.
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