Samassi-San Gavino.

«Ospedale inaccessibile agli stomizzati» 

Diana: purtroppo in questo momento sono seguiti solo i pazienti appena operati 

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Per gli stomizzati del Medio Campidano l’ambulatorio di San Gavino Monreale ha rappresentato per anni un riferimento fondamentale. Oggi, però, ci sono difficoltà nell’accesso al servizio, con ricadute concrete sulla gestione quotidiana della stomia.

La storia

A raccontare il disagio è Mirko Diana, 53 anni, di Samassi, stomizzato da lungo tempo e seguito storicamente proprio all’ospedale di San Gavino. «Posso anche prenotare, ma di fatto non ho la possibilità di accedere all’ambulatorio. In questo momento vengono seguiti solo i pazienti appena operati o in dimissione protetta. Finito quel periodo, non c’è spazio per me».

Una situazione che, secondo Diana, crea un vuoto proprio nella fase più delicata. «È dopo il primo mese che iniziano spesso le problematiche più grosse. La stomia cambia continuamente: cambia l’addome, cambia la pelle, cambiano i presidi. Ogni tanto hai bisogno di un controllo, di rivedere la parte peristomale, che può macerarsi o lesionarsi».La figura dello stomaterapista, sottolinea, è centrale. «Quando hai problemi con la placca che non aderisce, con infiltrazioni o irritazioni, solo uno specialista può aiutarti. Hai bisogno di un supporto psicologico, perché questa è una disabilità che non si vede. Anche rifare un piano terapeutico oggi è complicato. Quel piano deve essere aggiornato, perché basta dimagrire o prendere peso per cambiare tutto». Spostarsi altrove, aggiunge, non è semplice: «Gli altri ambulatori sono saturi, ogni stomaterapista segue centinaia di pazienti».

La replica

A rispondere è la commissaria della Asl, Maria Francesca Ibba, che chiarisce: «Quello di San Gavino è un reparto di chirurgia. All’interno c’è un’attività ambulatoriale che segue i pazienti operati, con il supporto dei chirurghi e di un’infermiera formata su questo tipo di medicazioni». Ibba precisa che l’attività non è mai stata sospesa. «Le medicazioni delle stomie sono interventi delicati, che richiedono ambienti idonei e una programmazione precisa, perché parliamo di una zona altamente a rischio di contaminazione». Non esiste, spiega, un ambulatorio di stomaterapia dedicato con accesso diretto, ma prestazioni chirurgiche che vanno prenotate. «Non c’è rifiuto né chiusura. È una questione di organizzazione degli spazi e delle attività».L’Asl, aggiunge Ibba, sta lavorando per rafforzare il collegamento con il territorio: «I pazienti esterni possono essere accolti, ma devono prenotarsi con impegnativa, come da prassi».Dal punto di vista dei pazienti, però, resta la difficoltà concreta di un accesso che non è più immediato come in passato. «Io devo tutto a quella struttura – conclude Diana – Non si parla di colpe, ma di un bisogno concreto. Quel servizio è un tesoro: perderlo sarebbe una grande mancanza».

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