Gioco d’azzardo.

Ludopatia: il teatro si fa scuola 

In tre mesi coinvolti nel progetto 1.200 studenti delle medie e superiori 

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Il tintinnio delle monete tra le mani, le luci delle slot machine, le immagini che scorrono vorticosamente sugli schermi o le patine argentate da grattare via nell’attesa disperata del colpo della vita. È proprio questa ricerca di una fortuna facile, la promessa seducente che trascina uomini e donne nel vortice incessante del gioco d’azzardo.

Il teatro

In un acronimo è GAP, cioè gioco d’azzardo patologico: una piaga al centro dello spettacolo destinato agli studenti delle scuole cagliaritane in scena da ieri a sabato al Tse di Is Mirrionis. Diretto e interpretato da Stefano Ledda, direttore artistico del Teatro del Segno, il monologo è stato scritto 20 anni fa ma oggi è più attuale che mai. «Mostrato in tutta la sua crudezza, lo spettacolo ci permette di far comprendere ai ragazzi la natura del fenomeno, non tanto per dirgli cosa pensare, ma per aprirli al senso critico – le parole del regista –. Un fenomeno in crescita e tristemente vicino: più della metà delle persone che intervistai per la realizzazione dello spettacolo venivano proprio da questo quartiere». Una sorta di “tagliafuoco generazionale” per combattere la ludopatia, insomma.

I dati

«Nel 2024 in Italia sono entrati nel sistema del gioco d’azzardo 163 miliardi di euro. A preoccupare soprattutto il dato sardo con 1,9 miliardi, circa 1.416 euro per famiglia all’anno» dice allarmato Stefano Ledda. Gli insegnanti presenti intervengono: «Sensibilizzare i più giovani rappresenta una prima misura di contrasto. È fondamentale l’impegno della scuola e che temi come questi rientrino negli insegnamenti di educazione civica».

Da ottobre a oggi sono stati oltre 1.200 gli studenti delle scuole medie e superiori della città e dell’hinterland coinvolti nel progetto “Gioco d'Azzardo: il Teatro parla con la Generazione Alpha”. La fascia d’età più rappresentata è quella compresa fra i 13 e i 17 anni (dalla terza media al primo triennio delle superiori).

Le voci

Il professor Giovanni Maria Carboni, docente di religione della II N dell’istituto “Pietro Martini”, racconta: «Sono stati i ragazzi stessi a chiederci di partecipare a questo evento. Sentono molto vicino il tema delle dipendenze, perciò in classe abbiamo accolto questa richiesta. Alcuni riconoscono queste difficoltà in alcuni coetanei – continua –, molti sono soliti scaricare alcune applicazioni e giocare settimanalmente anche 5 o 10 euro, inizialmente solo per svago, ma è fondamentale che capiscano sin da piccoli i rischi delle dipendenze».

Gli studenti

Timidamente alcuni ragazzi hanno preso parola alla fine dello spettacolo, in un dialogo con il regista. Alcuni si sono detti spaventati dal messaggio, altri hanno giurato che da ora in avanti si terranno lontani dal gioco. Una studentessa ha raccontato di aver sentito parlare i propri genitori tabaccai di quanto spesso si vedano persone distrutte dopo aver perso centinaia di euro.

A mettere il punto sulla giornata un ragazzo delle scuole medie: «Non sapevo nemmeno come funzionasse una slot machine – le sue parole –, ne avevo solo sentito parlare in tv, se dovessi vedere un amico cadere nel gioco cercherei di avvisarlo in tutti i modi». Ed è già una vittoria.

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