Retroscena.

«Lo giuro davanti a tutti: non volevo uccidere» 

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«Lo giuro davanti a tutti, non volevo uccidere. Non l’ho voluto mai. Chiedo scusa a tutti. Mi dispiace». Finisce così lo scritto consegnato ieri mattina da Yuri Fa al giudice Luca Melis, prima della sentenza. Dichiarazioni spontanee messe nero su bianco, come ha chiarito poi il suo avvocato, perché non riusciva a parlare.

«Ho sempre rispettato il processo e ho ascoltato tutto in silenzio», si legge, «è stato detto tutto su di me, sul mio passato e i miei problemi. Ho ascoltato tutto. Sono stato descritto come privo di controllo». Poi le scuse. «Mi dispiace immensamente per l’accaduto», prosegue, «non c’è giorno che non ci pensi. Non c’è notte che non mi addormenti pensando a quella sera. Ogni sera penso di aver finito i rimorsi e prego, ma il giorno dopo ne ho ancora di più». Il ventenne svela di non essere riuscito a scrivere ai genitori dell’uomo che ha ucciso. «Non ho avuto il coraggio di scrivere alla famiglia di Fabio Piga», continua, «non ce l’ho fatta. Penso sempre che delle mie scuse non saprebbero che farsene e che sarebbe meglio il mio silenzio. Ma devono sapere che quella sera non volevo uccidere nessuno e mi sarei tagliato la mano prima di afferrare il coltello se avessi saputo come andava a finire. Ho colpito alla cieca, avevo paura. Avevo di fronte a me un uomo infinitamente più alto e forte, ero solo e volavo da una parte all’altra. Fare male si, spaventare si, ma solo per andare via e non farmi picchiare ancora. Lo giuro davanti a tutti: non volevo uccidere». Le scuse restano, ma a onor del vero bisogna ribadire che, almeno in questo giudizio i primo grado, la sentenza racconta tutta un’altra verità.

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