L’intervista.

«Addio al presidio degli agenti per vigilare su piazza del Carmine Ora Monastir corre troppi rischi» 

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«Comprendiamo le esigenze di ordine pubblico, però Monastir è stato penalizzato». La sindaca Paola Ugas commenta la decisione della Prefettura, comunicata telefonicamente, di spostare il presidio attivato a luglio in paese per far fronte ai disordini di piazza del Carmine a Cagliari a fine settembre.

Sindaca, come avete reagito a questa decisione?

«Abbiamo accolto la notizia con grande preoccupazione e profonda amarezza. Per noi questo servizio era necessario, anche per una questione di sicurezza. Questa scelta espone il territorio a rischi».

Che percezione ha del livello di sicurezza a Monastir?

«La rimozione del presidio ha acuito queste tensioni, ci sono stati degli episodi documentati con denunce dalle Forze dell’ordine. Il supporto della Prefettura non è mai mancato, so che non siamo soli, ma la comunità si sente un po' abbandonata. Le molteplici richieste di una riduzione permanente degli ospiti del Centro di prima accoglienza dei migranti e di un trasporto a loro dedicato per ora non si sono concretizzate, sono due punti del nostro programma elettorale e ci lavoriamo».

La comunità si sente abbandonata dalle istituzioni?

«Registriamo un aumento del senso di insicurezza e di frattura sociale e, come segnalato alla Prefettura, c’è il rischio concreto che il clima degeneri. La gestione del Centro di accoglienza, per quanto riguarda l’impatto che ha su Monastir, ha ampiamente superato i livelli di sostenibilità. La nostra è una comunità piccola: a fronte di quasi 5 mila abitanti, l’8 percento è rappresentato da migranti».

È stata stabilita una data per il ripristino del servizio?

«Al momento non abbiamo ricevuto garanzie chiare e vincolanti sui tempi del ripristino del presidio di sicurezza, ci è stato detto di avere pazienza perché c’è uno stato di emergenza generale, non solo a Monastir. Questo è forse uno degli aspetti su cui avremmo necessità di stringere, la mancanza di una data certa contribuisce ad alimentare il clima di sfiducia. La presenza del presidio è fondamentale ma è solo il primo passo che dovrà essere accompagnato nell’immediato anche da altre misure di cui abbiamo necessità, in primis la drastica riduzione del numero di ospiti del centro accoglienza per riportare la struttura ad una dimensione più gestibile per tutti».

Quali misure può mettere in campo il Comune adesso?

«Per quanto non sia la soluzione risolutiva stiamo mettendo in campo tutte le nostre risorse disponibili: stiamo assumendo altri tre vigili urbani a tempo determinato e abbiamo avviato l’aumento dei sistemi di videosorveglianza: da 93 telecamere arriveremo a 120 nei prossimi due anni».

Pensa che l’assenza prolungata delle forze dell’ordine possa alimentare tensioni o reazioni spontanee da parte dei cittadini?

«Il rischio di un'escalation della violenza, insieme alla possibilità che speculatori possano approfittare della paura ed esasperazione dei cittadini per cavalcare e sfruttare le manifestazioni di protesta, mettendo in crisi la tenuta sociale e l'ordine pubblico nel nostro paese, ci preoccupa profondamente. Come comunità e Consiglio dobbiamo agire in maniera compatta. Le proteste sono sacrosante e legittime, ma vanno indirizzate attraverso i canali istituzionali».

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