Tel Aviv. La villetta a due piani color ocra è vicino alla spiaggia nell’elegante quartiere Qatara di Doha. Le potenti esplosioni provocate da dieci bombe sganciate dai caccia israeliani sono sembrate un terremoto: le aiuole di bouganville, le palme tutt’intorno sono state ricoperte dai detriti, colonne di fumo sporco si sono mischiate con la cappa dei 43 gradi della capitale. L’attacco a sorpresa, un raid definito “storico” perché è la prima volta che l’Idf attacca il Qatar, fanno notare in Israele, ha preso di mira i vertici di Hamas riuniti nell’edificio. Forse proprio per discutere l’ultima proposta americana di un accordo globale di cessate il fuoco e rilascio degli ostaggi. Quella leadership accusata da Idf e Shin Bet di «aver guidato per anni le attività terroristiche contro Israele e direttamente responsabili del massacro del 7 ottobre». Nel mirino c’erano nomi di peso, come quello di al-Hayya. Ma sulla loro sorte non c’è certezza.
L’obiettivo
Il centro dell’edificio bombardato è crollato su se stesso, ha riferito la Cnn sul posto, la polizia ha impedito alla gente di avvicinarsi e fare foto. I media arabi però hanno inondato tv e social di video e immagini. L’obiettivo era particolarmente complesso: il luogo di incontro dei dirigenti di Hamas non si trovava in un’area isolata, bensì in un quartiere residenziale molto noto di Doha, dove qualsiasi errore avrebbe potuto causare gravi “danni collaterali”. I caccia hanno fatto rifornimento in volo, prima dello strike a 1.800 chilometri dalla base. Quella costruzione discreta stava ospitando, tutti insieme sembra, proprio gli obiettivi di Israele: Khalil al-Hayya, Khaled Mashaal, Muhammad Darwish, Razi Hamad e Izzat al-Rishq. I Paesi arabi hanno espresso dura condanna, a cominciare dal Qatar: «Il vile attacco israeliano ha preso di mira un edificio dove si trovavano diversi membri dell’ufficio politico di Hamas. Si tratta di una palese violazione del diritto internazionale».
La responsabilità
Dopo il raid, Benyamin Netanyahu si è assunto la piena responsabilità dell’operazione, decisa con il ministro Israel Katz in risposta all’attentato di lunedì a Gerusalemme. Un alto funzionario della Casa Bianca ha riferito ai media israeliani che l’amministrazione Usa è stata informata per tempo dell’operazione “Fire summit” (preparata in tutti i dettagli da oltre un anno dalle agenzie di sicurezza). Subito dopo, l’America ha avvertito il Qatar dell’imminente attacco, ha rivelato una fonte Usa di alto livello, circostanza smentita da Doha. Una modalità non nuova per il Paese arabo, fanno notare gli analisti: i qatarioti hanno una storia di accordi per i raid sul loro territorio. Il più recente quello dell’Iran alla più grande base aerea Usa in Medio Oriente sul suo territorio, avvisando Washington, dopo che gli americani avevano attaccato l’impianto nucleare di Fordow.
Gli obiettivi
Secondo i commentatori, l’azione militare di Israele aveva due obiettivi principali. Il primo, mettere “fuori gioco” Khalil al-Hayya e Zaher Jabarin dal team negoziale di Hamas, poiché hanno tenuto una posizione intransigente durante i negoziati. Poi, forse, tirare in ballo nei colloqui uno degli ultimi leader militari rimasto in vita a Gaza, il comandante Izz al-Din al-Haddad, che é sembrato «disposto a scendere a compromessi e incline ad accettare l’ultima proposta americana». Il Qatar ha rinviato i negoziati in data da decidere. Netanyahu ha dichiarato: «La guerra a Gaza può finire immediatamente, perché abbiamo già agito».
La portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt ha sottolineato che «Donald Trump non ha un’opinione positiva dell’attacco ad un alleato degli Usa come il Qatar, che sta lavorando per la pace. Ma l’obiettivo di eliminare Hamas è giusto». Hamas ha affermato che «il tentativo di Israele di uccidere il team negoziale è fallito: nel raid invece sono rimasti uccisi cinque membri della delegazione».
La sorte della leadership del gruppo a Doha non è ancora ufficialmente nota. Nel frattempo a Gaza city ieri mattina presto è arrivato attraverso X e con volantini il temuto ordine di evacuazione generale da parte dell’Idf.
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