Che siano distratti o pienamente consapevoli, gli evasori continuano a rappresentare una spina nel fianco per gli uffici di piazza Eleonora. Un problema concreto, che incide sugli equilibri dei conti comunali e sulla gestione dei servizi, e che nel 2025 è tornato al centro dell’azione amministrativa con una raffica di controlli su Imu e Tari.
L’Imu
I numeri che emergono dagli atti ufficiali parlano di oltre un milione di euro che mancano all’appello, ma con una precisazione fondamentale: si tratta in larga parte di entrate di dubbia esigibilità, per le quali la riscossione non è scontata. Il fronte più consistente è quello dell’Imu: nel secondo semestre dell’anno il Servizio tributi ha concluso i controlli sulle annualità dal 2020 al 2024, individuando centinaia di posizioni irregolari. Gli avvisi di pagamento emessi raggiungono quota 889.409 euro, cifra formalmente iscritta a bilancio e ripartita su più esercizi, anche in funzione delle rateizzazioni previste dal regolamento comunale. La determinazione chiarisce però che si tratta di crediti per i quali «non è garantita la riscossione integrale».
La Tari
Analoga la situazione sul versante Tari. L’attività di controllo, sempre con riferimento 2020-2024, ha portato all’individuazione di contribuenti con posizioni irregolari grazie all’incrocio tra dati catastali e archivi tributari comunali. Gli accertamenti emessi ammontano a 181.160 euro a sanzione piena, 121.480 euro in caso di riduzione. È proprio quest’ultima somma ad essere stata accertata in entrata ma anche in questo caso il provvedimento evidenzia la natura di entrata dubbia. Le determinazioni sono esplicite: pur procedendo all’accertamento contabile per intero, il Comune è tenuto a tutelare gli equilibri di bilancio attraverso il fondo crediti di dubbia esigibilità, uno strumento obbligatorio che “congela”, almeno in parte, l’effetto di queste somme sulle disponibilità reali dell’Ente.
L’assessore
L’assessore al Bilancio, Simone Prevete, sa bene che sul fronte evasione qualcosa non funziona visto che si storicamente si incassa il 9% dell'importo complessivo. «Stiamo studiando strategie per migliorare l'efficacia della riscossione, inclusa una maggiore attività di comunicazione preventiva e percorsi agevolati di regolarizzazione», sottolinea Preteve. Che rimarca il principio: «L’attività di accertamento è finalizzata a garantire l'equità fiscale. Rinunciare all'accertamento significherebbe legittimare l'evasione, violare i principi di equità e legalità oltreché privare il bilancio di risorse significative».
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