Carbonia.

Il Primo maggio dei “non lavoratori” 

Pochi motivi per far festa tra disoccupazione, sanità malata e crisi 

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Da festa del lavoro e della lotta a festa della disoccupazione e della disperazione. Un tempo il Sulcis era il palcoscenico ideale per grandi giornate del Primo maggio con centinaia, se non migliaia, di lavoratori, convocati dai sindacati, che si incontravano per far festa e programmare il futuro. Ora, con l’enorme crisi industriale che non tende a risolversi, la giornata si trasformerà in un momento in cui ad incontrarsi saranno disoccupati, persone in difficoltà, anziani e disabili.

A Sirri

Questo è quello che succederà domani a Sirri dove è prevista la manifestazione “Totus Impai”, che avrà come momento centrale un pranzo comunitario intorno alle 13, organizzata dall’associazione Sportello Sulcitano con l’aiuto dell’associazione “Carrasecare” e di tanti volontari. Sarà però anche una giornata di denuncia e confronto tra pari per provare a non farsi travolgere dalla crisi. Daniele Mele, uno dei promotori: «Sarà un momento di socializzazione in cui ci si incontra per vivere un momento di convivialità. Perché oggi il problema non è più solo che non si riesce a sbarcare il lunario ma è venuto a mancare quel senso di solidarietà e comunità che caratterizzava il nostro territorio. Oggi manca una vera festa dei lavoratori, che prima era un appuntamento imperdibile». Tra i tanti casi, tra disperazione e voglia di rinascita, c’è quello di Angelo Conedda che dopo 25 anni a Brescia è tornato a Carbonia e da allora va avanti con lavori saltuari: «È importante stare insieme, abbiamo bisogno di contatto umano e riprenderci la nostra vita. Ciò che mi dispiace è che in un territorio in cui la situazione peggiora giorno dopo giorno a scendere in piazza siamo noi adulti e non i giovani». Sulla stessa posizione anche Valeriano Serra, classe 1961, tanti anni fuori e oggi di nuovo in città “bisogna cambiare atteggiamento, Carbonia era prima un esempio di solidarietà che oggi si è smarrito. I problemi, come la disoccupazione, vanno affrontati insieme". Anche per Ilario Lisci, 1977, la disperazione non può avere il sopravvento: «Mi sento in dovere di sostenere altre famiglie, come la mia, in disagio. Bisogna far tastare alle istituzioni una situazione difficile da capire se non la si vive in prima persona».

La speranza

Tra tanta negatività anche qualche barlume di speranza: «Voglio ringraziare – chiude Daniele Mele – circa una decina di piccoli e medi imprenditori che con il loro contributo hanno permesso la realizzazione del pranzo». Al “Primo maggio all’incontrario” non vuole mancare neanche la Chiesa. Don Antonio Mura, dell’ufficio diocesano pastorale sociale e lavoro, prova a coniugare le problematiche della sanità del territorio con quelle del lavoro, che definisce “uno degli pilastri costituzionali e centrali del nostro vivere sociale”. «Oggi – prosegue - bisogna continuare a mantenere alta l’attenzione sullo stato della sanità che non dimentichiamocelo soffre di una grave mancanza di personale. Siamo consapevoli che la mancanza di lavoro spesso si trasforma anche in impossibilità di curarsi».

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