L’esperto.

«Chiamatela cittadinanza temporanea, è la formula vincente» 

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«Occorrerebbe partire dal concetto di “cittadinanza temporanea”. Smettere di considerare il turista come qualcuno che arriva per prendere, ma che invece ha qualcosa da dare. Così si crea relazione, esperienza condivisa». Nicolò Fenu, architetto urbanista, è un esperto di aree interne, di quei territori destinazione privilegiata del turismo lento che rappresentano l’alternativa geografica e identitaria all’Isola di solo mare. «Un tipo di turismo che può proporre vacanze declinate in mille modi, tra natura, tradizioni, gusto e cultura». L’accoglienza che può aiutare a stemperare lo spopolamento, malattia che corrode tante comunità.

Un’esperienza da copiare in Sardegna è quella di Grottole, paesino di duemila abitanti in provincia di Matera dove sono quasi 700 le case abbandonate. «Lì si sta facendo un progetto sperimentale, Wonder Grottole, per riqualificare e riabitare il centro storico. Un’idea che grazie alla collaborazione con Airbnb, e il progetto Italian Sabbatical, richiama viaggiatori da tutto il mondo, persone che hanno la possibilità di trasferirsi per diversi mesi nel paese lavorando, come volontari, per il rilancio del centro storico fianco a fianco con i residenti». Il turista, spiega Fenu, «non è più colui che visita in maniera passiva un territorio; è invece colui che partecipa attivamente alla vita della comunità. Questa non si mette “in mostra” come una Disneyland per “raccontare” qualcosa, ma si apre per condividere la propria quotidianità».

Sono le condizioni del “turismo lento”. «Non si può offrire un’esperienza fine a se stessa. Che senso ha un pranzo col pastore se poi si va subito via? Il turista deve poter restare per almeno due notti e “abitare” il territorio».

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