L’inchiesta di Viterbo

Caso turco, il “passaporto jolly” 

Documento unico per molti individui. Kaya e Atik, la pista del crimine comune 

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Viterbo. A pochi giorni dall'allerta sicurezza scattato la sera del passaggio della macchina di Santa Rosa a Viterbo, le indagini lasciano la pista del terrorismo per orientarsi definitivamente su quella della criminalità organizzata.

Le armi

Mercoledì sera il trasporto del campanile alto 30 metri in onore della patrona della città si è svolto a luci accese invece che al buio, per il timore di un ipotetico da parte di Baris Kaya e Abdullah Atik, i due turchi di 22 e 25 anni arrestati quel pomeriggio. Armati di una Browning calibro 9 e una mitraglietta d’assalto Tokarev, i due alloggiavano in un B&B a pochi metri dal santuario dedicato alla santa, punto di arrivo del trasporto che si svolge ogni 3 settembre, con migliaia di persone in strada ad assistere. I due, reclusi nel carcere di Viterbo, davanti al pm si sarebbero avvalsi della facoltà di non rispondere. Oggi dovranno comparire davanti al gip per l’udienza di convalida.

Il capomafia

Intanto, escluso il terrorismo, si indaga sulla possibilità che i due fossero in città per gettare le basi di un traffico di armi e droga. Un’ipotesi avvalorata anche dalla massiccia presenza negli ultimi tempi dei due turchi, che hanno alloggiato in vari B&B di Viterbo e provincia. E giovedì sera sono stati identificati cinque loro connazionali che alloggiavano a Montefiascone. Ma le indagini hanno chiarito che l’unico loro legame con i due arrestati era il documento utilizzato per registrarsi nella struttura. Probabilmente si tratta di un documento jolly, usato da molti stranieri di origine turca per registrarsi negli alberghi della Tuscia. Una situazione analoga era avvenuta, già nei mesi scorsi, quando il proprietario di un alloggio a Vitorchiano aveva segnalato alle forze dell’ordine una discrepanza tra il documento presentato dai suoi ospiti e il loro aspetto. Anche in quel caso si trattava di turchi, che all’arrivo dei carabinieri per un controllo erano già spariti. Subito dopo, il 26 agosto, la polizia ha fatto irruzione in un B&B del centro storico di Viterbo, dove è stato arrestato un cittadino turco ricercato a livello internazionale. Sarebbe uno dei membri della banda capeggiata da Baris Boyun, il boss della mafia turca arrestato l’anno scorso mentre si trovava in un appartamento di Bagnaia, frazione del capoluogo della Tuscia.

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