A volte è meglio tacere e sembrare stupidi che aprir bocca e togliere ogni dubbio. È forse l'aforisma più letto di Oscar Wilde e calza a pennello a molti dei grandi parlatori che in TV, alla radio e persino nelle sedi istituzionali inquinano le nostre menti convinti di esibire una convincente arte oratoria. Eppure i saggi ce lo hanno sempre detto che conviene parlare poco e a proposito perché chi sproloquia incorre fatalmente in qualche inciampo verbale, sia esso linguistico o di sostanza. E, di questi tempi, dove sui social basta un niente per essere indicati al pubblico ludibrio, il rischio di fare figuracce è altissimo e le precisazioni non valgono quasi mai come scusa. Lo sa bene il senatore pentastellato Morra che rischia di veder rallentata la sua ascesa politica per avere, dentro un discorso a tratti condivisibile, insultato la defunta Governatrice della Calabria e i suoi elettori; così come stasera vedremo a Report se il conduttore Sigfrido Ranucci si sarà offeso, al pari dei colleghi sardi, per la gaffe del sardista Franco Mula che in Consiglio regionale gli ha dato dell'ergastolano. Basta una parola fuori posto, una sola, per cambiare nettamente l'idea che gli altri hanno di noi. Morra e Mula sono stimate persone per bene ma sono vittime delle loro parole. E a loro, come a tutti noi, va ricordato il detto “Un bel tacer non fu mai scritto”.

BEPI ANZIANI
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