N on c'è nessun complotto. A tenere chiusa la Sardegna quando il 26 aprile tutta l'Italia ricomincerà a vivere saranno le conseguenze di quelle tre settimane di zona bianca gestite in modo scriteriato. Per questo, ancora una volta, l'Isola dovrà affrontare il futuro in ritardo dopo aver perso clamorosamente l'occasione di anticiparlo. E, se non miglioreranno i dati, inutili saranno le proteste che anche da noi cominciano a occupare le piazze per le giuste rivendicazioni di commercianti e lavoratori ormai allo stremo. Per di più gli esempi non sono edificanti. Come quello arrivato dal pranzo delle trasse di Sardara dove gente con ruoli e responsabilità, alcuni persino con indosso una divisa di quelle che fanno tanta paura a Michela Murgia, si sono incontrati fregandosene allegramente di regole e divieti. Comportamenti sbagliati e ingiustificabili, a causa dei quali ci tocca sempre inseguire, recuperare handicap da noi stessi provocati, come farsi autogol quando si è in vantaggio. Né ci possiamo consolare troppo davanti alle immagini che vengono dagli hub vaccinali dove però, dopo i disagi iniziali, qualcosa sembra andare meglio. Almeno i medici e i volontari sono scrupolosi e gentili e l'organizzazione è efficiente. E pazienza se i vaccini ancora non bastano e se nel centro sassarese ci pioveva dentro, a Cagliari è andato in tilt il sistema informatico e a Nuoro si fa la fila al freddo. Mica si può avere tutto, perbacco.

BEPI ANZIANI
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